L'ascensore
Part V sent by picoghost and uploaded on data 15/February/2003 22:08:24
La sospensione è qualcosa che prende le viscere, ti muove l’anima scuotendola con pensieri vaghi e indefiniti che solo l’inconscio elabora e che, quindi, sfuggono al controllo razionale……anche la paura sfugge al controllo della ragione, pertanto la paura è irrazionale, spazia nel campo senza limiti del subconscio, è spesso incontrollabile, e riaffiora a tratti proprio quando meno ce lo aspettiamo, quando non c’è ratio in ciò che viviamo, quando non possiamo controllare quello che accade…….
Clelia è la piena materializzazione di tutta l’ansia e l’angoscia che mi assale, il suo passaggio, segnato da passi sordi e cupi, accende focolai di terrore ed estasi, la sua giovinezza stride con le perfide emozioni che la animano, eppure non stonano con l’immagine che chiunque avrebbe di lei: una sublime creatura, immensa nei suoi connotati, sconfinata nelle sue intenzioni occulte, impenetrabile nei suoi desideri nascosti, dispensatrice di aneliti di vita e di morte, ingannatrice dei suoi umili sudditi,……onnipotente?
La ragazza ci tiene nella sua mano, all’altezza della cintura dei pantaloni, ci guarda dall’alto con compassione, forse sta riflettendo sull’enorme potere che improvvisamente le è stato regalato, forse rimugina sulla fine che ci farà fare di lì a poco o, forse, sta semplicemente gustandosi la sua posizione elevata rispetto a noi piccoli esserini alla mercè delle sue voluttà; dobbiamo sembrare dei minuscoli sgorbi sul suo palmo, provo ad immaginare il suo punto di vista e, sconcertato, realizzo che sono davvero pochi i confini che ci separano dall’essere considerati come degli oggetti, o come delle creaturine animate non più degne di vivere di qualsiasi altra formica, quale essere umano( soprattutto se donna) degnerebbe di rispetto degli esseri così insignificanti? Basterebbe in questo momento che Clelia chiuda la mano perché noi restassimo schiacciati dalle sue dita, tagliati in due dalle sue unghie, come poltiglia nel suo palmo.
Clelia dischiude un ghigno, poi con l’altra mano allarga la vita dei suoi jeans ed infila noi altri nella sua mutandine, tenendo l’elastico discosto con il dorso della mano, lei ci guarda mentre scompariamo nella sua foresta pubica, poi riaccosta la sua biancheria all’addome ed infine risistema i pantaloni:”Allora piccolini, come vi sentite? Che bella sensazione di protezione deve essere starsene lì al caldo nella parte più pregiata della vostra padrona…dovete essere orgogliosi di avere avuto accesso alla mia stanza della preghiera, quindi datevi da fare e pregate per la vostra sorte!!! Voglio essere massaggiata, intesi?”-“Clelia, ho avuto una idea stupenda! Vieni e stammi a sentire: che ne dici di chiamare persone con la scusa di un lavoro part-time a domicilio nostro? Magari uno tipo volantinaggio, per il quale gli interessati dovrebbero per forza venire a prelevare del materiale da noi…..così una volta qui scoprirebbero che li attende tutt’altra sorte!”-“Mà sei davvero un genio, penso che sarà uno spasso trovarsi pieni di questi stupendi capriccetti tutti a nostra disposizione, potremmo collezionarli a centinaia, migliaia, un vero tappeto di carne umana su cui trionfare dall’alto della nostra divinità………che aspettiamo? Mettiamoci all’opera! “ Dal buio soffocante della nostra prigione è abbastanza facile udire i discorsi delle due gigantesse, e constatare che le loro sono intenzioni proprio serie! Emilia lancia messaggi spamming sul web sicura di ottenere un rapido consenso nel suo distretto, Clelia dal canto suo scalpita per l’eccitazione ed asseconda la madre in pieno; nel giro di un paio di ore cominciano a susseguirsi le telefonate di risposta, e le adesioni fioccano in quantità, tanto che dopo poco arrivano già le prime citofonate: che tempismo! Clelia corre ripetutamente dalla porta all’ascensore, ed ogni volta è un udire di grasse risate allorché la gigantessa preleva quei miseri corpicini dal pavimento dell’ascensore, noi al buio delle sue mutandine immaginiamo la sua vista troneggiare su quelle malcapitate esistenze, deriderle e depositarle senza cura in un contenitore, ammassate accumulate…”Ancora tre mamma, mi sa che hai fatto proprio una gran bella inserzione, guarda questi sono appena usciti da scuola, ah,ah,ah mi sa che non tornerete a casa piccolini, ma potete restare da noi per pranzo, che ne dite? Uao, siamo gia a…cinquantasette! Grandioso”.
Le citofonate si susseguono vertiginosamente, e quell’andirivieni comincia a causare una certa sudorazione alle parti intime di Clelia, ma per fortuna il flusso di vittime si arresta dopo un due ore di intensissimo andirivieni; ad un certo punto si apre il cielo sopra di noi, e la luce pervade la nostra prigione, Clelia allunga una mano e tastando ci preleva uno alla volta dalle sue pelurie: ”Ciao piccoletto come sei stato? Sai che ci sono grandi novità? Sono arrivati un centinaio di piccoli amichetti come voi proprio per allietare le nostre regali divine maestà! Ma come siete bagnati, che avete fatto? Ecco adesso vi mostro i fortunati vincitori del concorso MINIMO SFORZO PER IL MASSIMO RISULTATO !!!” era una vista allucinante, le due gigantesse avevano conservato tutte quelle povere vittime come se fossero già carne da macello, erano in una grande insalatiera trasparente, tutti ammonticchiati gli uni sugli altri, e ridevano alla vista di quelle misere esistenze allo sbaraglio, disorientate, terrorizzate.
“Mamma che bello, siete tutti così adorabili, mi state già facendo eccitare!”-“Allora piccoli schifosi, è meglio che mettiamo subito in chiaro una cosa: noi siamo le vostre DEE, non c’è assolutamente nulla che potete fare per ritornare normali, e vi consigliamo di ubbidire ciecamente ai nostri ordini per evitare di peggiorare la vostra situazione!” Nel mentre uno di quegli esserini riesce a scavalcare il bordo e comincia a correre sul tavolo, ma uno scatto improvviso di Emilia lo ferma sbarrandogli la strada col palmo della mano:”Dove pensi di andare tu, non ho nemmeno finito di avvisarvi che già provi a scappare? State bene a vedere cosa succede a chi prova a fare l’eroe”Emilia prende il poverino tra l’indice e il pollice stringendolo sulle spalle, poi lo mette al disopra della folla e lentamente lo stritola con le dita; il poverino urla di dolore mentre le sue ossa si frantumano nella morsa fatale della dea, i suoi occhi si spengono con una espressione attonita, mentre la sua consistenza umana si perde tra quei polpastrelli giganteschi. Emilia lo solleva, lo guarda compiaciuta e lo passa a Clelia la quale senza nemmeno afferrarlo lo prende tra le labbra leccandolo dalle dita della madre: pochi secondi di degustazione con gli occhi socchiusi e il corpicino finisce nel suo stomaco.
“Mamma, che ne dici se alcuni di loro proviamo a rimetterli in ascensore? Io credo che otterremo un simpatico risultato!”-“Va bene tesoro, puoi farne quello che vuoi” Mentre Emilia si trattiene a guardare quel mare di piacere che pullula nel contenitore, Clelia sceglie con gusto una decina di cavie da sottoporre all’esperimento, li preleva con cura uno alla volta, pizzicandoli dalla folla in tumulto,e ponendoli nel pugno della mano chiuso;”Che adorabili che siete, vi sento muovere nella mano, mi fate il solletico anche così piccini, siete dei tesori! Ecco dieci di voi basteranno credo”. I poverini vengono messi in un vasetto di yogurt vuoto, poi posati nell’ascensore. Una discesa, una risalita e all’apertura della porta Clelia manda un grido di gioia:” Ssiii! Ci sono riuscita! “ Rientra velocemente in casa e mi sporgo a guardare dalla sua mano il risultato dell’esperimento: Il barattolo di yogurt è rimasto intatto, rispetto a me è alto i suoi buoni 5-6 metri, ma al suo interno 10 minuscole creature occupano il fondo movendosi indistintamente in tutte le direzioni, come una coltura di flagellati(piccole cellule dotate di coda mobile)! Facendo un rapido calcolo stimo la loro grandezza: saranno alti tre millimetri rispetto alle gigantesse, e circa quindici centimetri rispetto a me(che sono alto tre cm). Clelia mette il vasetto in orizzontale, e fa scivolare i microscopici ometti sul dorso della sua unghia, dieci minuscole esistenze su una lucida enorme unghia, l’essenza femminile sorregge ben dieci vite…….
Fine.
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