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La Cassiera e Ombretta

Part I sent by Lupus and uploaded on data 03/May/2003 03:07:21


Facendo il mio lavoro di elettricista mi sono trovato a fare manutenzione in un grosso supermercato. Il problema era sotto la cassa 1 per cui mi accinsi subito ad inziare. La cassiera continuava a passare la merce dei clienti incurante della mia presenza li ai suoi piedi, anzi un paio di volte mi ha calpestato le mani con i suoi stivali neri bellissimi nr. 42 con il tacco alto 10 cm e largo, la suola alta 1 cm circa, dicendo che non era possibile lavorare in quel modo, io mi scusai ma vi lascio immaginare la mia felicità anche perché la cassiera era bellissima alta 1.75 mt, aveva ogni cosa al suo posto, la perfezione fatta persona. Mi calmai e cominciai a fare qualcosa, dopo vari tentativi trovai il guasto e risolsi il problema, una volta chiuso il pannello sotto la cassa stavo per uscire quando notai una vite lenta su un fermo, non era compito mio ma vista la bellezza di quella ragazza decisi di sistemare anche quello, non appena toccai la vite con la mano sentii come mancarmi le forze e un fortissimo giramento di teste mi assalì, insomma no capivo più niente. Mi ripresi quasi subito ma c’era qualcosa di strano sentivo la voce maestosa della cassiera che arrabbiatissima diceva ai clienti che ero andato via senza nemmeno dire ciao o arrivederci, poi guardandomi intorno vidi una cosa nera gigantesca e finalmente capii che quello era lo stivale della cassiera, io ero alto 3 cm arrivavo a malapena alla punta dei suoi piedi, ero tra il terrore e la più immensa felicità.

Il desiderio più grande della mia vita si era avverato, trovarmi alle dimensioni di uno scarafaggio davanti a una gigantessa ignara della mia presenza. Mi voltai dall’altra parte e vidi la fila delle clienti, una cosa sensazionale piedi di tutte le dimensioni, scarpe di tutte le forme e solo di donne!. Provai a mettere il naso fuori dalla parte delle clienti ma rischiavo di essere maciullato sotto i piedi di qualcuna di loro senza che nemmeno se ne accorgessero. Allora concentrai la mia attenzione sulla cassiera avvicinandomi timoroso dopo alcune decine di metri(per le mie dimensioni) arrivai li davanti, sentivo il forte odore di cuoio e toccandoli la mia felicita arrivò al culmine, tanto che non riuscivo più a trattenermi cominciando a leccarli con una foga incredibile, finchè la gigantesca cassiera non decise di sedersi sullo sgabello, forse perché era stanca, si mosse bruscamente, inconsapevole che ai suoi piedi si trovasse un omino di appena 3 cm, dandomi un calcio che mi sbalzò fuori dalla cassa dove erano le clienti incuranti di tutto anche di quello che gli finiva sotto i piedi, anzi se sentivano qualcosa cercavalo di eliminarla rigirando più volte la scarpa. Mi trovai tra due immense decolté beige con il tacco di 8 cm che si muovevano nervosamente ero terrorizzato, quando riconobbi la persona che indossava quelle scarpe, era Ombretta la mia vicina di casa, tirai un sospiro di sollievo, facendo di tutto per farmi notare, urlavo ma ero troppo piccolo per essere sentito, allora cercai di salire sulla sua scarpa ma una volta sopra lei fece un passo e iocaddi rovinosamente accanto al tacco, non feci neanche in tempo ad alzarmi che con un suo movimento si schiaccio la gamba destra completamente sotto il tacco io urlai come un cane ma lei si rigirò su se stessa staccandomela di netto e maciullandola completamente sotto la scarpa, allora, impotente, cercai riparo sotto la cassa strisciando e piangendo dal dolore ma appena in tempo perché proprio dove ero io Ombretta posò in tutta la sua maestosità la sua decolté nr. 40 e per me sarebbe stata la fine.

Ora ero veramente in pericolo e non sapevo cosa fare, davanti a me avevo la cassiera che non sembrava aspettare altro che maciullarmi sotto i suoi stivali, dietro di me avevo delle clienti che, anche senza volerlo  mi avrebbero fatto fare la stessa fine. Ero disperato, allora scelsi la strada più breve, vista la mia situazione di menomazione e la testa che non ragionava più, pensai che la cosa migliore da fare sia stata quella di andare sotto lo stivale della cassiera e li attendere la morte più bella che avessi mai potuto desiderare; così mi misi tra la suola e il tacco aspettando il movimento finale.Questi non tardarono ad arrivare ma furono e piacevolmente a mò di tortura per primo ricevetti un colpo con il tacco sulla schiena e credo mi ruppe qualche vertebra perché non muovevo più le gambe, ora non solo ero un essrino insignificante ma anche un piccolo verme che strisciava ai suoi piedi. Poco dopo si alzò dallo sgabello e   nel fare questo maciullò completamente la mia gamba sinistra, ma non sentii alcun dolore, ero in catalessi completa vedevo solo i suoi stivali muoversi in continuazione e sfiorarmi dandomi anche piccoli calcetti che aggravavano ancora di più la mia situazione, Si girò e maciullò il mio braccio sinistro io mi girai pregando di farla finita ma con il bordo del tacco taglio solo il mio braccio destro che poi scomparve sotto la sua pianta. Avevo il corpo ridotto a brandelli,a questo punto aspettavo il colpo di grazia ma arrivò lentamente.

Il suo piede arrivo sopra di me e si fermò ad 1 cm. Vidi chiaramente la suola e tutto ciò che vi era appiccicato sotto e aspettavo la mia fine ma era li come se avesse voluto farmi patire fino all’ultimo. Finalmente si decise; ricevetti un colpo secco, sentii le ossa sfracellarsi in 1000 pezzi ma non morii, rimasi li e piangevo per la fine che finalmente arrivò. Portò il suo enorme piede in avanti e mi sfracello definitivamente. Quando tolse il piede rimasi attaccato alcuni secondi attaccato alla suola poi mi staccai e caddi a terra ero morto,ricevetti un altro colpo che ributto nel corridoio delle clienti, Ombretta era ancora li,andando via calpesto anche lei i pochi brandelli rimasti del mio corpo rimanendo attaccati alla sua suola, sin che di me non rimase il ricordo e una piccola traccia sotto la suola delle scarpe di Ombretta e della cassiera.

Fine.






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