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La spada di Damocle

Part IV sent by Packy and uploaded on data 15/June/2003 08:59:55


Incurante della mia fragilità, m’infilò in un taschino della sua gonna di jeans chiudendola con la chiusura lampo, essendo molto attillata e con il tessuto molto spesso ogni suo movimento dovuto al suo passo andante si rifletteva su di me con atroci pressioni, mi era pure difficile respirare, poiché a gridare non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello, incazzata com’era m’avrebbe spiaccicato con uno schiaffo.

Una volta a casa, dopo quel martirio, il mio corpo era pieno di lividi dovuti alla stoffa molto ruvida, mi estrasse dal taschino e mi lasciò in un vasetto non era molto fondo in proporzione alla mia statura, ma questo durò poco, infatti, dai 5-6 centimetri che erano mi ritrovai non più di un centimetro, una cosa non avevo ancora capito, quanto un uomo potesse essere rimpicciolito da quell’aggeggio infernale, inutile dire che alto così qualsiasi eventuale azione da me intrapresa sarebbe miseramente fallita, e poi era meglio restar dove m’aveva messo, l’ambiente circostante mi terrorizzava, il solo pensiero agli insetti che pullulavano per casa, anche l’aria aveva un odore strano, forse per via del fatto che le mie narici fossero in grado di percepire anche il più insignificante degli odori, odori che ad una persona normalmente sfuggono. Non ero in grado nemmeno di valutare il trascorrere del tempo, la sentivo che parlava, evidentemente parlava con me, il suo monologo poteva aver luogo in quanto io non ero certo in grado d’intervenire, anche urlando, c’avevo provato, ma l’altissima parete liscia di vetro causava un effetto eco, quindi m’arresi subito, e mi rassegnai ad attendere quanto m’aveva anticipato, una serata piedosa, cosa avrà mai significato.Io sempre più sconsolato, e bloccato da quella prigione di vetro mi ero quasi assopito, un terremoto mi destò improvvisamente, il vasetto si capovolse e io scivolando verso il basso mi trovai nuovamente sul bancone della cucina, i suoi movimenti nelle mie immediate vicinanze si tramutavano in giganteschi vortici, dovuti agli spostamenti d’aria, era impressionate, a vederla da quella prospettiva.

Mi guardai attorno e molto distante intravidi una scarpa da donna, enorme, la sommità posteriore era a più di dieci metri, quindi potete immaginare quanto fossi piccino in quel momento, non mi era chiaro a cosa stesse trafficando, aveva un rotolo di carta adesiva, quella che appiccica dalle due parti, e poi c’erano delle forbici, ne tagliò un pezzettino non grande più di un centimetro quadrato, lo pose vicino a me e disse “Sdraiati sopra!”, in non capivo, così facendo ci sarei stato appiccicato come una mosca sulla carta moschicida, io titubante ubbidii, una sua leggere pressione completò l’opera, ora da li non mi sarei più distaccato, e con me sopra, staccò la carta collante dal piano di marmo e depose il tutto sul fondo della scarpa, proprio al centro dove vi era l’etichetta, il puzzo era terribile. Prese la scarpa sollevandola la capovolse più volte, così per assicurarsi che io non cadessi, l’avvicinò alla sua faccia e fissandomi disse “Bene, così piccino la mammina non ti noterà nemmeno, sai queste scarpe sono quelle che di solito calza per andare in discoteca, eh eh, se sei fortunato ti subirai solo un po’ di odori nauseabondi, te l’avevo detto che far lo stronzo con me alla fine se la paga, adesso rimettiamo le scarpine al loro posto e aspetta, non essere impaziente, tra un attimino rientrerà dalle lezioni private, ciao e buon divertimento ah ah ah”. Dopo vani ed inutili sforzi capii che il collante dell’adesivo era tenace, più mi dimenavo più m’invischiavo, in quella situazione non mi ero accorto che era già tardi pomeriggio, mi ne resi conto allorquando un fortissimo spostamento d’aria mi colpì, una possente voce, era Francesca, “Uhuuuu, son tornata, ehi, ma c’è qualcuno?”, i suoi passi si trasformavano in incredibili vibrazioni, alle dimensioni di 5 millimetri, qualsiasi cambiamento di stato,anche la più minima variazione, s’amplificava sui miei sensi percettivi. Sonia prima che arrivasse la mamma si era ritirata in camera sua, evidentemente paga e soddisfatta della sua malefatta, all’arrivo di Francesca candidamente comparve “Ciao mamma, com’è andata oggi?”, “Benissimo, a proposito, il nostro nuovo schiavo… dove è?”, dalla mia postazione mi era possibile sentirle e Sonia ribadì “Oh sai, l’ ho trovato sul divano e se ne voleva andare via senza nemmeno darmi un bacetto e così mi sono divertita un pochino, e poi l’ ho liberato, mi faceva pena poverino.”

Francesca con una smorfia d’indifferenza “Hai fatto bene, è meglio che si riposi, settimana prossima, alla sera lo manderò a casa di alcune mie studenti… sai hanno necessità di alcuni ripassi, ripassi pelosi…” uno sguardo divertito tra le due e poi una fragorosa risata, non era certo il fatto di esser lo zimbello della situazione a turbarmi,ma bensì, era la prospettiva di una fine terribile sotto i giganteschi piedi di Francesca, urlare avevo provato, ma invano.Il trambusto per casa era notevole, ogni tanto una delle due svettava vicino alla scarpiera, oltre a percepire le loro discussioni io ebbi il tempo di guardarmi attorno, il mio orizzonte era un pochino limitato.In quelle interminabili ore riuscii a liberarmi con la testa, cosicché il semplice ruotare a destra e a manca del capo mi permise d’osservare una distesa di scarpe, rigorosamente femminili, ve n’erano in ogni dove, sui ripiani delle scarpiere e sparse qua e la sul pavimento. La speranza d’essere visto dalla splendida Francesca, la quale pure portava gli occhiali, era minima, questo anche per la scarsa illuminazione.

Ero certo che Sonia aveva fatto il possibile di farle calzare proprio quelle scarpe, quindi…Il momento fatidico arrivò, un’ombra e poi un terremoto, le calzature si spostarono rapidamente, scossoni terribili, per me naturalmente, i rapidissimi movimenti dei suoi piedi per posizionarsi le scarpe e poterle calzare, parvero non finire mai, in ogni caso avevo la sensazione che, quanto subito fin ora, in mezzo alle loro scarpe, non era niente a confronto della prospettiva di una serata in discoteca. Il puzzo penetrante di quel vano riservato alle loro calzature a confronto del possente piede che si stava abbassando verso me, sembrava acqua di Colonia. Lo spazio circostante fu irradiato dall’odore acre proveniente dalle sue calze di nylon. Francesca discuteva con la figlia, evidentemente Sonia voleva assicurasi che calzasse proprio quelle scarpe e che io non fossi notato, distrarla con vari discorsi era la sua tattica vincente. La fine era arrivata, la destra l’aveva messa ora il suo piede era sopra di me, urlai, ma non mi sentiva, una pressione e poi… ero ancora vivo, incredibile, evidentemente l’anatomia del plantare della scarpa, mi permetteva di sottrarmi al titanico peso della donna, paragonato alle mie dimensioni, centinaia di tonnellate, per ora quello era la cosa più importante.

Con il passare dei minuti, il sollievo per lo scampato pericolo, fu sostituito dall’oppressione dalla nuova situazione, il puzzo, il calore, l’umidità di quell’angusto ambiente sommato al terremoto dovuto ai naturali movimenti mi stava letteralmente distruggendo fisicamente. Prima di uscire da casa avevo udito da Francesca il programma della serata, con alcune amiche sarebbe andata in disco e poi forse a bere qualche cosa a casa di una di loro. Ero avvilito, la vendetta di Sonia era totale, lei era cosciente cosa avrebbe significato per me, ora avevo capito cosa intendesse, quando mi disse – avrai una serata piedosa -!Arrivammo in disco e la serata iniziò, già il suo camminare era già stato di per se una terribile tortura, la serata era afosa, i suoi piedi stavano già sudando, il nylon dei suoi collant stava già amplificando la cosa. Inutile ricordare che la serata per lei si svolse senza intoppi, e per me insomma, no comment, era davvero incredibile, provar sulla propria pelle gli effetti del nauseabondo odore, che viepiù la serata trascorreva, si stava addirittura condensando, causando l’effetto di bagnato, la calza così umida per il suo peso, si era appoggiata sul mio corpicino, rendendolo pregno, avevo addirittura difficoltà a respirare.

Finalmente, uno spiraglio, non so quanto tempo trascorse, ma una cosa era chiara, lei con le sue amiche decisero d’uscire dal locale e recarsi in un bar adiacente per ber qualche cosa, solamente l’aria nettamente più fresca, che una volta usciti mi raggiunse mi permise di riprender fiato.Riuscii addirittura a sbirciare ai miei lati, era sera inoltrata, fuori, tanto per intenderci era buio, s’intravedevano unicamente alcuni bagliori delle illuminazioni stradali, capii che entrammo in un locale dal fatto che il rimbombo e le vibrazioni del tacco sull’asfalto stradale si sostituì ad un rumore più secco, unitamente al rumorio che si ha in un locale pubblico, tipo bar,  capii che Francesca ora stava camminando all’interno e probabilmente su un pavimento di piastrelle.Ad un tratto, dopo che si erano accomodate, uno scossone, malgrado io fossi sotto il tavolino, un bagliore mi raggiunse, la calzatura dopo aver ricevuto uno scossone s’incrinò su un lato, fino a cadervi, Francesca si era tolta le scarpe, e finalmente respirai a pieni polmoni.Lo scenario non era idilliaco, due enormi pilastri sorreggevano i piani dei tavolini, forse a 200 m, malgrado le mie minuscole dimensioni, mi era tutto nitido, non ero ancora riuscito a vedere i connotati delle due amiche, sebbene una voce delle due, non mi fosse del tutto misconosciuta.

Fin dove il mio sguardo spaziava  potevo vedere tutto nitidamente. Il locale sembrava più ad un Pub, tipico arredamento e musica forte, anche li, come pure fu il caso in discoteca urlare non avrebbe servito a niente!Notai che pure le due amiche di Francesca si erano sfilate le scarpe, l’ambiente era carico di puzza di piedi, la scarpa dove io ero appiccicato a causa di bruschi movimenti della gigantessa, si era scostata da una parte, ormai ero arrivato, mio malgrado, ai bordi del sostegno di legno della panchina dove si era accomodata Francesca. Lo capii non solo dall’aumento dell’intensità luminosa, improvvisamente accadde un fatto spaventoso, ma intrigante allo stesso momento. Un’enorme pantofola infradito con relativo piede femminile mi comparve davanti, l’enorme alluce era a pochi metri da me, voltai il capo verso l’alto, era la cameriera, non mi era possibile vederla in faccia, però vi garantisco che lo spettacolo era qualche cosa da non perdere, non portava calze, era tutto genuino, mini, gambe chilometriche, e posso ben dirlo, prese l’ordinazione e allontanandosi dal tavolino urtò accidentalmente la scarpa, la cosa fu notata da Francesca, la quale s’affrettò a riposizionare la calzatura ordinatamente. Il mio scenario mutò radicalmente, e restai sorpreso da quello che vidi, una delle due stava strusciando un piede sulle caviglie di Francesca, evidentemente la sua bellezza aveva sfondato pure negli ambienti femminili. Più passava il tempo, più mi convincevo che una delle due amiche la conoscevo, purtroppo, i suoni delle voci mi giungevano in modo rombante e finché non l’avessi vista in faccia sarei stato nel dubbio.Nei momenti, quando i brusii di fondo come pure la musica s’affievoliva, riuscivo a carpire alcuni passaggi di quanto stavano discutendo. Il tema preponderante era fantasticare sui giochi e i vari divertimenti da farsi con piccoli uomini, da quello che riuscii inoltre a captare, io non ero il centro del discorso, evidentemente Francesca per il momento si limitava a restare sul vago.

Evidentemente trovare adepte a quelle pratiche di dominio del tutto fuori del normale era difficile quanto trovare le vittime, la professoressa per il momento stava sondando per capire chi delle due fosse interessata all’argomento.Uscirono dal pub, ora i loro discorsi erano più chiari, e per me, il fatto di essere all’esterno era un attimo di sollievo, dai lati riuscivano a filtrare delle ventate fresche. Le tre si erano incamminate verso l’auto parcheggiata poco distante, giunte al veicolo, Francesca propose alle due “Ehi, a casa ho alcuni video porno, e inoltre ho pure dei filmati particolareggiati sulle sevizie di minuscoli uomini… v’interessa?”, una delle due, della quale il nome non avevo capito, disse “Senti, sei molto gentile, ma io sono stanca e poi io gli uomini li preferisco in un altro modo, mi scuserai, se vado a casa, semmai ne parliamo un'altra volta, non è detto che possa interessarmi! Ciao a lunedì”.Francesca tranquilla “Ma certo mia cara, ci vediamo…”, aspettò che la prima ragazza non fosse più in vista e rivolgendosi alla seconda le disse “E tu, Cinzia, cosa ne pensi del mio invito? E poi non vorrai scappare subito anche tu dopo quel bel piedino che m’hai fatto prima?”, Cinzia, aveva detto Cinzia, ma si la segretaria di direzione, una bellissima ragazza di 27 anni, biondina, a volte amava tingersi i capelli, però peccato di statura solo 1,53 m, ogni volta che mi vedeva non perdeva l’occasione di provarci, ma io sempre con garbo e rispetto le avevo già fatto capire più di una volta che lei non m’interessava.

Malgrado questo lei con me è sempre molta gentile e rispettosa, forse lei avrebbe potuto aiutarmi, ma non so come, il dito sul pulsante l’aveva sempre Francesca e a turno si cimentava pure quella troietta di una figlia. Il ricatto era sempre pronto, con quella spada di Damocle sopra la testa, una parola sbagliata al momento sbagliato e sarei finito nel primo cesso delle vicinanze.Arrivammo a casa e finalmente si sarebbe tolta le scarpe, una forte accelerazione e la scarpa con me sopra volò letteralmente per tutto il corridoio fino al salone, la traiettoria fece cadere la calzatura su un cuscino del divano, dopo i vari convenevoli e dopo essersi messe a proprio agio, bevendo qualche cosa la padrona di casa avviò il videoregistratore, le stava mostrando il video girato la sera prima con Ingrid.

La reazione di Cinzia mi sorprese, “Stupendo… eccitante…. Che bello… e così via”, Francesca ora era pronta per metterla a conoscenza di tutta la faccenda, era furba, però, agiva con circospezione, voleva esser sicura, ogni tanto cambiava canale, e la reazione della sua ospite non si faceva attendere, infatti “Francesca dai, fammi vedere ancora quel bell’omino, solo fosse possibile ridurli così, finirebbero di chiamarmi nana, e poi questo film e ben fatto, gli effetti speciali sono ottimi inoltre l’omiciattolo assomiglia ad un ragazzo che amo tantissimo, ma purtroppo non ci sta, non immagina nemmeno quanto sono stata male per lui, averlo piccino così me lo terrei tutto per me mhmm…”, dicendo questo, soprapensiero prese la scarpa dove io ero ancora appiccicato, e iniziò a fissarla ruotandola, Francesca anche lei ignara della mia situazione le disse “Ti piacciono le scarpe femminili? Ti piacciono i piedi oppure ti piacciono pure le donne?”, e lei un po’ infastidita dalla domanda rispose “Bhé, i maschietti mi piacciono ancora, anche se devo affermare che alcune cosine le farei volentieri con qualche donna..” E intanto continuava a guardare la scarpa, fin tanto che i suoi splendidi occhi incrociarono il mio esile corpo, pazzesco, l’avevo sempre vista dall’alto al basso, ora giganteggiava sopra di me, era possente.

Finalmente realizzò che ci fosse qualche cosa di strano “Ehi!!! Ma cos’è quell’insetto che si dimena..” istintivamente allungò il suo indice e mi toccò, da li non era facile togliermi, l’adesivo di Sonia era ancora molto efficace. E Cinzia continuò “…accidenti, ma è un piccolo uomo!”, la reazione di Francesca fu di sorpresa pigliò la scarpa e guardò pure lei e scoppiò in una fragorosa risata, alludendo alla figlia, la quale non era nuova a simili performance. Cinzia ancora allibita e incredula “Ma è lui, Giorgio, così piccino,.. senti, ma allora il film è tutto vero, wow fico! È stupendo, ma senti Francesca, nel film è più grande….”, Francesca messa davanti all’evidenza le disse “Senti io a questo punto posso dirti tutto, però ora deve restare un segreto tra noi, sei d’accordo?”, Cinzia annuì.

In un batter d’occhio mi ritrovai alto circa 15 – 20 centimetri, ma Cinzia continuava ad apparirmi titanica, pensai, cazzo questa ora mi fa un culo così, io l’ ho sempre respinta, ma ora come faccio a sfuggirgli.Mentre Francesca si cimentava nel descrivere dettagliatamente la sua attività parallela alla scuola, io ero stato catturato dalla mia spasimante e ora ero oggetto delle sue morbose e mirate attenzioni. Scoprii che il gioco preferito era cimentarsi con il mio pisellino, il quale visto anche la sua delicatezza mi tradì, dopo alcuni minuti la cosa fu notata “Wow, ma che bel paletto hai li, ora dobbiamo fare qualcosa, che ne dici Giorgino?”, io avevo ben poco da fare, bloccato dalla sua possente morsa, e gli dissi “Senti fai quello che vuoi, ma sappi che io ti ho sempre rispettata…” non finii la frase e mi ritrovai il mio pube a stretto contato le sue enormi labbra, e iniziò a leccarmi e a succhiare.Non gli opposi resistenza, anzi, mi piaceva in fondo, le manifestai il mio piacere anche con delle adulazioni, con la speranza di calmarla, e ci riuscii, lo capii dal suo tenero sguardo e vedendo gli effetti del suo servizietto esclamò “Ma allora ti piaccio?”, e io “Te l’avevo già detto questo, è solo che tu non corrispondi appieno al mio genere, però mi piaci come ragazza, cazzo, quante volte devo ripetertelo?”, Cinzia “Si, si dici così perché sei nelle mie mani, ma lo so che io non vado bene perché sono piccola…”, dicendomi questo iniziò a sbaciucchiarmi, la pratica venne interrotta da Francesca la quale esclamò “Ehi ma allora ti piace veramente, l’unico problema è che lui non ti caga proprio, mhmm….”, una piccola pausa e poi continuò “…senti, io posso darti una mano con lui, come avrai capito la mia attività deve svolgersi nell’ombra più assoluta, uno dei miei grandi problemi sono i continui spostamenti, in un nuovo luogo devo organizzarmi e conoscere le vittime e anche delle mie collaboratrici,…” Cinzia ascoltava attentamente e disse “Vai avanti, cosa avresti in mente?”

Francesca con un sorriso a 32 denti continuò “Ascolta, io posso farti il più bel regalo che tua abbia mai ricevuto, il tuo amore formato tascabile, con il relativo dispositivo, tutto per te, quando vorrai uscire alla sera con lui lo riporti alla normalità, e sul giorno in ufficio te lo puoi infilare nelle mutandine. Allora che ne dici? Ti attira l’idea?”Inutile dire che Cinza era estasiata, io di botto esclamai “E a me non chiede niente nessuno, su cosa ne possa pensare ti tutta questa faccen…” non finii che mi ritrovai a svolazzare fino al pavimento, a stento ripresi le forze e alzai lo sguardo e udii Francesca “Non ti permettere mai più di mettermi in discussione, ora ti sei preso una sberla, la prossima volta mi cimenterò a farti male, e non te lo consiglio eh eh eh”. Cinzia le disse “Ok ci sto, ma cosa vuoi in cambio?”,e lei “Io ho bisogno di un punto di riferimento qua in città, quando non ci sono, e poi tu hai accesso alla banca dati di tutte le persone che vanno e vengono dall’istituto, tutto quello che ti chiedo è farmi da supporto, in cambio io te lo lascio con il dispositivo di rimpicciolimento, tutto per te, potrai farne quello che vuoi, anche sposartelo, che ne dici?”, Cinzia quasi incredula dalla proposta, in un batter d’occhio aveva risolto tutti i suoi problemi e ribadì “Eccezionale, ma certo che ci sto”, io li capii che forse era una possibilità di liberarmi dal giogo, una volta solo con lei e a grandezza normale le avrei rubato il congegno distruggendolo, si forse era una via d’uscita.

Nel pensare non notai che la mia statura si ridusse nuovamente e che in lampo mi ritrovai penzolante davanti al viso di Francesca “Allora? Promessi sposi ah ah ah, ti farò da testimone eh eh, io ora ti lascio con lei, non ci sta più nella pelle, t’avverto, non torcergli un capello e ti consigli di soddisfarla sempre, nel caso tu volessi fare il furbo sappi che io ho sempre un dispositivo regolato per te, ad una sua chiamata io verrei e prima di spiaccicarti mi divertirò a spaccarti le braccina, ohh, ma cosa pensavi, non mi è mai sfuggita una preda fino ad ora, e non fuggirai nemmeno tu ah ah, la tua spada di Damocle sono io,,,” agitandomi mi depose sul palmo di Cinza dicendogli “Eccolo qua il tuo amore, ma dimmi son curiosa, cosa gli fari questa notte?” e lei rispose “Vedi me la farò leccare tante le volte che mi ha respinta, gliele farò ritornar in mente ad una ad una mhmmm”, io sconsolato le dissi “Non puoi farmi questo….”, e lei divertita “Ma certo che posso, e sarà divertente averti per casa con la tua taglia normale, con la consapevolezza che io sono la tua nuova padrona e tu lo schiavo, vedi se ad una mia avance avessi accettato magari saresti stato mio marito, invece ora sarai il mio schiavo…”, io ero incredulo e lei continuò “…sono convinta che imparerai a conoscermi e forse anche ad apprezzarmi, e se è solo la statura il problema, bhé vorrà dire che per casa ti ridurrò ad 1 metro e quaranta, eh eh , così ti sembrerò una bella stangona di 2 metri, e adesso mi adorato, ci aspetta un’intrigante notte!”, e detto questo scostò da una parte il suo splendido abito con spacco e allargando l’elastico delle mutandine mi ci fece cader dentro, la vidi sorridere e poi buio.

Da li in poi il resto lo potete immaginare voi, una vita normale con la propria mogliettina casa, lavoro e a volte qualche volta al mare in vacanza, ma in casa dietro le mura domestiche, insomma in privato, una vita da servitore, e quasi sempre a taglia ridotta……acc…

Fine.



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