L'Ostaggio
Part II sent by Packy and uploaded on data 23/March/2004 22:43:45
Un tremendo mal di testa, un orrendo odore di acido formico, ma ancora più terribile i ricordi a tratti grigio scuri di quel terribile sogno, io che cercavo di fuggire disperatamente da tutto ciò che mi circondava, senza possibilità alcuna di trovar rifugio, in quanto tutto il mondo attorno a me era improvvisamente diventato enorme, sproporzionato.
Il peggio che io cercavo scampo da mia moglie, anche lei gigantesca, e il fastidioso era che lei si divertiva pure, tutti questi pensieri nel dormiveglia. Lentamente riuscii ad aprire gli occhi, ma a stento, era giorno, l’intensità luminosa era accecante m’impediva di aprire gli occhi, ero frastornato, non riuscivo a mettere a fuoco quanto fosse capitato la sera prima, e si che era una vita che non alzavo il gomito. Volsi lo sguardo verso il basso, ovvero verso il letto, così per abituare le mie pupille alla luce diurna, il letto non era il mio, su questo non vi era dubbio, morbido si, in più ero nudo ed avevo freddo in quanto tutto sudato, arrancai a destra e a manca per trovare un lenzuolo o qualche cosa per coprirmi, alla mia sinistra urtai il braccio contro qualche cosa di metallico. Di primo acchito scattai in piedi sul letto, m’avvicinai e capii che erano sbarre metalliche assai poderose poste in senso verticale, sgranai gli occhi e alzai lo sguardo per vedere dove finissero, s’innalzavano per svariati metri, fino a raggiungerne delle altre, le quali continuavano verso un centro formando una volta, no meglio una cupola. Notai che la parete non era diritta, bensì seguendo il pavimento, capii che formava un perimetro circolare. Fu allora che percepii quella presenza alle mi spalle, mi girai “Ahhhhhhhh…..”, restai di sasso, un gigantesco viso femminile mi fissava, la mia visuale era leggermente impedita, poiché, le sbarre che si stagliavano alle mie spalle, le trovavo pure davanti a me ad una decina di metri. Persi l’equilibrio e caddi violentemente sul pavimento, un botto, era un letto molto alto. Prontamente mi rialzai e gridai “Nooooo, ma non è un sogno, cazzzooo!”
Il mio grido fu seguito da una mal celata risata, mi alzai come per preservare un minimo di dignità, m’avvicinai e dissi “Samantha, sei tu oppure…?”, e lei, mentre stava assaggiando una gigantesca merendina, tra un boccone e l’altro “Certo che sono io, lo sai che sono almeno venti minuti che ti sto osservando, wow, fico, volevo svegliarti, ma il tuo culetto m’intrigava in quella posizione e poi adesso ti vedo davanti, mhmm..”. Io capii che ero completamente nudo e incrociai le braccia nel disperato tentativo di salvare la mia dignità, mi voltai e scrutai l’interno della gabbia, niente all’infuori di quel letto sproporzionato, sopra il quale c’era uno spesso materasso bianco. Io mi voltai verso la nostra ragazza alla pari “Ehi, e mia moglie dov`è?”, e lei “Mi ha mandato un SMS, è partita stamani presto, mi ha pregato d’occuparmi di te…”. Lentamente tutto mi diveniva più chiaro, poi lei continuò “…allora visto che per le prossime quattro settimane mi trasferirò in questo magnifico villino, vada a casa prendere le mie cosine, e poi mi fermo ad acquistare qualche cosa per la cucina, tu mentre aspetti puoi prendere questo mio avanzo di merendina, l’acqua ce l’hai”, io mi sentivo umiliato e le dissi “Io i tuoi resti non li mangio, hai capito..”, incurante della mia irritazione aprì la porticina, posta ad almeno tre metri d’altezza introdusse la mano e lasciò cadere sul pavimento rivestito di giornali vecchi il pezzo di Buondì. L’aroma era invitante, e lei ridendo aggiunse “..ma, su dai, sciocchino, mangia, oggi a mezzo giorno di preparo qualche cosa di buono, adesso vado, tra un paio d’ore sono di ritorno bye.”
Mi diede di spalle e se n’andò, non feci a meno d’ammirare il suo solito abbigliamento, enormi scarpe da ginnastica, calzettoni, gonna in jeans, con spacco sul retro e magliettina attillata la quale metteva in evidenza il seno con i suoi enormi capezzoli, come pure l’ombelico con il suo cuoricino tatuato. Capelli biondi, codino fino a mezza schiena, faccino molto lentigginoso, insomma una bambina, l’unico problema era che la bambina, normalmente già statuaria, circa uno e novanta, ora al mio cospetto era alto più di quaranta metri. Nelle due ore a seguire approfittai nel curiosare, m’avvicinai all’enorme letto, era sproporzionato e capii perché, in testa si poteva leggere –BARBIE- la bambola in questione se ben ricordo faceva almeno 15-16 centimetri o forse più, quindi tutti i loro accessori erano adattati alle loro dimensioni, ma la sorpresa che più mi colpì fu il materasso, salii in piedi sopra al letto e lo fissai, non era rettangolare, ma bensì i bordi tracciavano una strana forma curva, il materasso o presunto tale era più stretto al centro e largo alle estremità, notai una scritta velata, -CAREFREE-, cazzo era un’enorme salva slip, non sapevo se essere turbato, oppure umiliato, mi voltai attorno ed ebbi conferma, su un ripiano del mobile del salotto, ve ne era una confezione aperta. Mi rassegnai all’evidenza dopo aver mangiato un poco mi sedetti con le spalle al letto aspettando il rientro della mia bambinaia.
Mi svegliai di soprasalto, la voce di Samantha tuonò per tutta la casa, impossibile non sentirla, m’alzai, finalmente comparve e sorridendo s’avvicinò alla voliera, aprì la porticina e senza problemi mi catturò, m’avvicinò al suo viso e mi disse “Ciao tesorino, ti porto in cucina mentre mi sistemo le mie cose in camera mia, poi parliamo un poco ti va?”. Io annuii e lasciai fare, d’altronde cosa avrei potuto fare in quella circostanza, niente. Finito d’aggiustare le sue valigie, Samantha entrò in cucina, aveva una busta in mano, la sventolava dicendomi “Ma lo sai che Lorena ti ha lasciato un messaggio? Ora te lo leggo…” con molta calma s’accomodò su uno degli sgabelli e appoggiando i gomiti sul bancale aprì la busta, la lesse velocemente e sorridendo mi guardò e poi con un esclamazione disse “Scommetto che vuoi sapere cosa c’è scritto, devo dire che tua moglie ogni giorno che passa mi diventa sempre più simpatica, altro che la scienziata tutto lavoro e niente sentimenti, mi sa che sei tu che non l’hai ancora conosciuta…”, io quasi irritato “Allora lo leggi tu, o posso leggerlo io il biglietto?”.
“Ohhh piccolo quanto arrogante, ok, allora – Ciao Giorgio, quando Samantha ti leggerà questo mio messaggio, io sarò già sopra l’atlantico, sono consapevole che il tuo umore non sarà dei migliori, e magari farcito d’ira e odio nei miei confronti. Voglio spiegarti il perché sono arrivata a fare quello che ho fatto. Io lo so che non sono una moglie comune, anzi forse sono una rarità, ma sappi che per me anche tu sei una rarità, sei riuscito a coinvolgermi in un matrimonio, cosa non semplice, gli atout li hai anche tu. Tu lo sapevi quando m’hai sposata a cosa andavi in contro, io quando sono venuta a conoscenza delle tue scappatelle, ho pianto per due giorni, ti ricordi quasi due mesi fa, non sono rientrata a casa per svariati giorni, infatti, sono restata in ufficio, tu non mi hai nemmeno chiamata, fu allora che al culmine della mia ricerca elaborai la mia piccola vendetta, ma sappi che l’ho perpetrata unicamente per farti capire cosa io provo per te, fossi stata un'altra, t’avrei lasciato in ben altre mani che quelle di Samantha. Non so se sto facendo la cosa giusta, ma io ti adoro e ti amo in modo folle, lo so è un modo strano per trasmetterti questo folle sentimento, ma fino ad ora ho trovato solo porte sbarrate, forse piccolino e per un mesetto in balia di una stupenda ragazza, che ha accettato d’aiutarmi, tutto a fin di bene, forse capirai e imparerai ad apprezzarmi e forse anche ad amarmi, in fondo sono anch’io un essere umano, bisognoso d’affetto, ciao e divertiti con la tua nuova baby-sitter, un bacio…SMACK…
P.S Sappi che gli ho dato carta bianca, con un unica condizione, che ti voglio indietro vivo…… gli ho dato pure qualche dritta sui famosi siti GTS, m’ha pure detto che è rimasta affascinata dal genere Licking, Panty e pure Insert… , BUON DIVERTIMENTO- e questo è quanto”.
Non ci credevo, e le chiesi “ehi Samantha fammi leggere, non è possibile…”, lessi attentamente era la sua calligrafia non c’era dubbio, Samantha aggiunse “Vedi è pure griffato, vedi dopo la firma ti ha lasciato un bacio con il rossetto, che romantica”, io scazzato “Romantica un cazzo, quando ritorna ne sente quattro, con me…”, Samantha cambiando tono “Adesso basta, sei te che non ha capito un cazzo, non hai capito quanto ti ama, ti adora, e sta tentando il tutto per tutto per salvare il vostro matrimonio, dovresti stimarla, ti vuole punire, ma allo stesso tempo vuole farti capire che ci vuole ben altro che il sesso, ci vuole anche l’amore, e lei…. Basta, ho l’impressione di parlare con un muro.”
Io non ero in grado di proferire, e me ne guardavo bene dal farlo, per la prima volta da quando la conoscevo notai un tono d’ira, io non ero nella posizione di sopportare un eventuale attacco fisco da parte sua, m’azzardai solo a chiedergli “Scusa, io ti capisco, ma devi capire pure me, sappi che mi trovo alto meno di otto centimetri e non ho ancora capito il motivo, anch’io ho i miei sacrosanti diritti d’essere arrabbiato…”, notai pure sul suo viso che stava lacrimando, l’avevo fatta piangere, non sapevo più cosa fare e gli dissi “Ti prego no piangere, ho capito cosa provi, se sei arrabbiata per quanto ho fatto o non fatto con mia moglie, ti chiedo scusa, mi rendo conto, ma devo ancora capire e capacitarmi, ma ti prego, non farmi male…..”. Lei con un volto lacrimante velato da un sorriso disse “No no no, non voglio farti male, da me non devi temere niente, ho reagito così perché io Lorena la conosco da moltissimi anni, m’ha fatto da mamma fino dalla età delle elementari, scusami non ti preoccupare”. Io lentamente mi stavo tranquillizzando e aggiunsi, ma dimmi prima mi stavi per dire qualche cosa a proposito di lei, ti ha detto forse qualcos’altro?”. Samantha ancora con le guance lentigginose tutte brillanti dalle lacrime disse “Si, m’ha detto che voi uomini, solo figa e poi nient’altro, io credo che nel suo subconscio abbia la volontà d’umiliarti, ma in pratica non ne abbia il coraggio e quindi ha pensato a me, dandomi carta bianca e indirizzandomi ai siti GTS, sappi che io non ti faro fare niente che tu non vorrai fare, ma sono convinta che prima o poi sarai tu a farti avanti!” io non capivo e ribadii “Come non capisco”, mentre io ponevo le mie domande lei lentamente alzò la gonna e sprofondò una mano tra gli slip, mettendo in risalto la sua folta peluria pubica, le sue dita si muovevano in modo sinuoso nel suo intimo, la mia circolazione sanguinea stava aumentando, ad un certo punto lei sgranò gli occhi e avvicinandosi indicando il mio pisellino disse “Io credo che hai capito molto bene, o meglio lui ha capito, eh eh” io guardai in basso e vidi il mio pene completamente eretto, cazzo che figura, incrociai le braccia e mi voltai “Scusa”.
E lei soddisfatta “Allora io non ti obbligo a far niente, anche se la tentazione è forte, anch’io non sono fatta di ferro, quindi fai attenzione a cosa dici e a come ti muovi, quel pisellino che vedo li….cazzo sono tutta bagnata, ma lasciamo perdere.”
Io ero molto imbarazzato non sapevo cosa dire, e lei aggiunse raggiungendomi da tergo con il suo enorme indice “Ehi stupidino, non fare così, ma una bella leccatina di figa, eh, una bella vagina di 2 e passa metri tutta bagnaticcia eh eh, io ti prometto che tutte le cosine che mi farai se vorrai non le dirò a tua moglie, un’occasione da non perdere.”
Devo dire che i primi giorni furono piuttosto tranquilli, Samantha era di parola, mi trattò come un principe, anzi forse troppo servizievole, l’unico momento della giornata che odiavo era il momento del bagnetto che mi faceva, si divertiva a massaggiarmi, del resto mi diede l’impressione che lei si sentiva nuovamente bambina, come quando giocava alle bambole. Era passata quasi una settimana, lei era dedica alle faccende domestiche e alla preparazione scolastica a settembre avrebbe iniziato l’ultimo anno di liceo ed era molto ligia negli studi, mentre io continuavo la mia vita da canarino in gabbia, negli ultimi giorni però la mia bambinaia si era profilata con delle avance sempre più insistenti, la posso capire. La mia giornata la passavo in gabbia quando lei faceva le pulizie, diceva solo per sicurezza, una sua disattenzione e avrebbe potuto spiaccicarmi, altrimenti io gironzolavo per casa assai liberamente. Unico fastidioso problema, gli insetti che vi pullulavano, essendo il villino in mezzo ad un parco, ve ne erano di ogni sorta. Fortunatamente l’avevo convinta a sacrificare un suo fazzoletto per confezionarmi un vestitino, non era un gran che, però con un filo del cucito riuscii ad abbigliarmi come gli antichi romani, o quasi. Quella sera ero malinconico e mi recai in camera sua così per scambiare quattro chiacchiere, la porta era socchiusa, entrai e vidi una moltitudine di libri sparsi per terra e lei si era appisolata sul letto, non so se fu l’incoscienza, ma vedendo il suo zainetto appoggiato ai lati del letto mi decisi ad arrampicarmi e raggiungerla. Come un alpinista che raggiunge una vetta, una volta su il mio panorama m’appagò dalla fatica profusa, mi trovai di fronte alle sue piante dei piedi, era scalza e le sue dita s’ergevano quasi cinque metri sopra la mia testa, la cute callosa dei talloni contrastava il derma delicato delle sue volte plantari, il delicato puzzo completava lo scenario.
Aggirai i piedi e superato il suo tallone notai poco più avanti una catenina al collo del piede, la sfruttai per arrampicarmi, una volta sopra mi voltai nuovamente verso i suoi piedi erano stupendi. Poi mi diressi su per la gamba, al ginocchio notai che indossava un paio di boxer, molto larghi, improvvisamente si girò con tutto il corpo, svolazzai, il terremoto finì, alzai la testa mi trovavo a pochi metri dal cavallo dei suoi calzoncini, tutto attorno ero circondato dalle sue cosce che giù fino alle caviglie formavano uno spazio chiuso, dovevo uscire da li, si fosse mossa ancora non so se avrei avuto la stessa fortuna. Scalare la gamba grazie alla catenina era pericoloso, infatti una gamba ora incrociava con l’altra, decisi che la cosa migliore era arrampicarmi su per i suoi boxer, quattro, cinque metri fino raggiungere i suoi glutei. Più m’avvicinavo più i dettagli diventavano chiari, tra la penombra dei calzoncini si poteva intravedere la delicata peluria, non appena feci per arrampicarmi, notai che i boxer erano bagnatici e lasciavano un delicato aroma, non avevo scelta, e m’issai, ero quasi in cima, improvvisamente il telefono di casa suonò, Samantha in dormiveglia, si destò completamente e all’insaputa e quindi incurante di dove fossi io s’alzò e andò alla scrivania dove aveva lascito il cordless, io prontamente con decisione , m’avvinghiai a quello che potevo.
Mi trovai penzolante ad almeno una ventina di metri dal pavimento, fortunatamente mi trovai leggermente più in alto, vicino al suo retto, il fastidioso puzzo n’era la testimonianza, mi fossi trovato più in basso sotto il cavallo delle sue gambe avrei corso il rischio di esser spappolato, infatti, il suo semplice camminare per casa, dal mio punto di vista era ben altra cosa, il possente movimento delle sue cosce alla mia destra e sinistra era pauroso. A stento riuscii ad issarmi all’interno dei pantaloncini, mi trovavo in zona posteriore, l’odorino non era certo gradevole, malgrado questo, la delicata fragranza vaginale proveniente dal cotone umido dei suoi boxer mitigava in parte l’altro odorino, la mia precaria situazione era data anche dal fatto che il tessuto essendo umidiccio era pure scivoloso, tempo e energia per gridare non n’avevo certo. In quegli attimi udii il suo discorso “Ciaooo, come va in America? ……Stupendo, si qua tutto bene il nostro bambino fa il bravo, non potrebbe fare altrimenti eh eh, si te lo tratto bene…. No tranquilla, non mi sono ancora divertita con lui…. Ok, te lo prometto….. Cosaa? Ma lo voi veramente, wow, l’insert però non glielo faccio fare….. Anche quello? Accidenti gli vuoi fare il servizio completo, come vuoi ma….,” la telefonata andò per le lunghe, fortunatamente non si sedette sulla sedia, anzi passeggiò per casa immagino mi stesse cercando, capii pure che era Lorena, al telefono, e capii pure che gli aveva appena impartito gli ordini alla mia carceriera.
Finito la telefonata, Samantha iniziò a chiamarmi “Giorgino dove sei, su dai non nasconderti, non ti voglio far niente di male, anzi…eh eh sapessi, sai mi ha appena chiamata tua moglie…”, io me ne guardai dal chiamarla, non potevo nemmeno immaginare quale reazione avrebbe potuto avere nel trovarmi li dove ora stavo. Dopo cinque minuti, scazzata dal fatto che non mi aveva ancora trovato “O.K. fai come vuoi, ma prima o poi avrai fame o sete, oppure dovrai andare al cesso, in ogni caso avrai bisogno di me…ti troverò, io adesso vado in salotto, mi getto sul divano e mi ascolto della musica con le cuffie.”, raggelai, si sarebbe lasciata cadere letteralmente sul divano oppure su una delle poltrone, dovevo reagire in fretta, cosa fare? Nel momento che mi decisi di urlare, in effetti era l’unica cosa plausibile da farsi, lei aveva già acceso l’impianto Hl-Fi ed aveva già messo le cuffie senza cavo. Gridai, ma invano, non mi sentiva, stava gironzolando in cucina, il frigo era aperto evidentemente si stava preparando un panino o qualche cosa da sgranocchiare, e io gridavo, niente da fare, la musica proveniente dalle cuffie la sentivo pure io, arrivammo in sala e vidi la poltrona ad avvicinarsi, inesorabilmente. Decisi il da farsi, nell’istante che s’appoggiò con il deretano, mi lasciai scivolare verso il basso, riuscii pure a girarmi, ebbi parzialmente successo, infatti, mi trovai bloccato dalle ginocchia in giu. Ora ero a tu per tu con la sua enorme vagina, la sua folta peluria mi stava quasi soffocando. L’unica speranza per liberami era in un suo eventuale movimento, ero bloccato in quanto una grossa cucitura dei calzoncini mi bloccava le caviglie impedendomi di farle scivolare fuori dalla trappola. Più lei si rilassava più la pressione sulle mie gambe stava diventando insopportabile, decisi che dovevo fare il tutto per tutto di richiamare la sua attenzione, iniziai a trargli più peli possibili, forse…
La reazione fu quasi immediata, un’ombra, e poi le sue dita s’infilarono nei pantaloncini mi raggiunsero, toccò i peli come per grattarsi, ma automaticamente toccarono anche il mio corpicino. Si tolse le cuffie ed allargando l’elastico esclamò “Ma che cazz… Ma cosa, ehi ma cosa fai tu laggiù, maiale, e io che pensavo già ti nascondevi perché avevi vergogna di essere piccino nelle mani di una ragazzina”. Io urlai per farle capire che mi stava letteralmente schiacciando, capii e con un leggero movimento mi sollevò leggermente, accertatasi che fossi ancora integro, con un leggero sorriso, disse “Bene, bene, dimmi è bella da li?” dicendomi questo se la stava massaggiando con il dito medio, sai sei nella situazione come ti ho sognato, li a pochi centimetri dalla mia figa, mhmmm..” La situazione stava degenerando, cercai di spiegargli che mi trovavo li solo perché ero andato in camera sua per fare quattro chiacchiere…. Inutile dire che non fui creduto, anzi, dai suoi sbeffeggi capii che ebbi l’effetto contrario. “Certo che a balle, di destreggi bene, tu volevi fare il guardone mentre io dormivo, io ti posso perdonare, ma ogni cosa ha un prezzo..” si stava eccitando di brutto, era fradicia, il suo dito stava lavorando anche in profondità.
Io ero giù in fondo, era tutto scivoloso, il cotone, la pelle nera lucida del divano, la sua vagina, inoltre il suo enorme peso aveva modificato la forma del cuscino, formando tutto attorno delle inclinate e per me insormontabili. Tentai in ogni caso di risalire la china, ma lei vedendomi in quella manovra disperata, con un leggero movimento `rotatorio delle sue dita attorno alla mia testa, mi toccò e mi fece ripiombare in mezzo alla sua peluria. Il mio goffo vano tentativo di fuga abbinato al suo semplice gesto per impedirmi di fuggire creò in lei un’ilarità, che non si preoccupò nemmeno di nascondere “Eh eh eh, ma lo sai che sei patetico, su dai, avrai capito che se vuoi essere perdonato me la devi leccare….” Io d’istinto allungai le braccia contro il suo corpo, ma lei senza pensarci nemmeno m’appoggiò due dita alla schiena e intimandomi di obbedire m’obbligò contro le sue fradice labbra, ero inerme, dovevo assoggettarmi, il suo tono di voce era frammisto tra piacere e godimento, i suoi giochi di piacere durarono non meno di un quarto d’ora, finalmente lei evidentemente paga, mi pigliò mi spogliò del mio misero indumento e mi sollevò fino alla sua faccia, mentre in basso se la stava ancora toccando, era ancora eccitata, quello che avevo appena subito era niente a quello che si stava prospettando ora, i movimenti della sua lingua che a tratti sporgeva dalla sua bocca leggermente socchiusa, in chiaro atteggiamento di piacere, non prometteva niente di buono. Ormai mi trovavo a pochissimi centimetri dalla sua bocca, aveva appena mangiato della frutta o bevuto del succo, il suo alito n’era pregno. Superfluo dire cosa accadde dopo, leccato, succhiato, punzecchiato dalla punta della sua lingua mentre io a svariati metri d’altezza restavo inerme e bloccato a gambe e braccia aperte nel palmo della sua mano. Dopo un’ora di sevizie finalmente si decise a depositarmi nella mia gabbia, chiudendola accuratamente con l’apposito fermaglio. Questo forse alla luce della nuova situazione in merito a quanto successo, io capii che da adesso in avanti e verosimilmente fino al rientro di Lorena, il mio statuto di persona d’accudire si era trasformato a tutti gli effetti in statuto di prigioniero. Chiudendomi a chiave, lei si voleva garantire di potermi avere sotto controllo in qualsiasi momento. Io mi rialzai e dissi “Ti sei divertita, non posso negare che la cosa è stata veramente elettrizzane, ma ti posso assicurare che è stato umiliante, io inerme mentre tu ridendo godevi.
Mi voltai e vidi la in fondo l’enorme letto con il salva slip sopra, avevo freddo, ero tutto fradicio, e rivolgendomi a lei chiesi “Senti, mi potrei fare il bagno, e poi mi daresti qualche cosa come una coperta!”, lei chinandosi verso di me, tra le sbarre a bassa voce rispose “Oh, carino, il bagnetto lo facciamo domani e in quanto alla coperta ti posso proporre un’alternativa, questa notte ti metto nelle mutandine con un bel Carefree. Così o nella tua gabbia, allora?”
Io impotente dissi “Capito vorrà dire che m’avvolgerò in quello che ho, buona notte”. In risposta lei, comprendendo la mia situazione quasi come presa da sensi di colpa, introdusse nella gabbia un fazzoletto. Prima di rientrare in camera sua mi disse “Riposa bene, domani pomeriggio ho invitato Prisca e una sua amica qua a casa, per studiare ascoltare della musica e mangiucchiare dei pasticcini…. Hanno insistito, vogliono vederti, sai da quando gli ho parlato di te e gli ho pure dato gli indirizzi dei siti GTS, non aspettano l’ora eh eh, voglio vederti nelle loro mani a dimenarti eh eh specialmente in quelle di Prisca,…..poverino”. Mi diede di spalle e sparì alla mia visuale lasciandomi al buio e al mio inevitabile destino.
Continua...
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