Odio e Amore
Part I sent by Packy and uploaded on data 26/August/2004 18:25:58
Come ogni lunedì mattina, m’accingevo ad entrare in ufficio, non ero entusiasta, unitamente al fatto che era lunedì e davanti a me vi era l’intera settimana lavorativa, vi era pure il fatto che le mie colleghe non mi potevano soffrire. L’attività dell’agenzia era di tipo giuridico, eravamo specializzati in assistenza alle aziende, chi richiedeva il nostro intervento aveva problemi di tipi legali, in particolare nell’ambito fiscale. Presso l’ufficio erano impiegate quattro donne e un uomo, io appunto, ma andiamo con ordine, io ero forse quello più in basso nella scala gerarchica, infatti, io mi occupo d’archivio e gestione della rete informatica, poi vi era occupata pure una segretaria, Leila 22 anni, alta 1,80 m, il suo ufficio era proprio fronte al mio e più di una volta lasciando aperta la porta ne potevo spiare le stupende fattezze dei suoi magnifici piedi, questo naturalmente quando calzava dei sandali, lei era simpatica e anche molto gentile. Era l’unica che mi considerava e dava valore al mio operato, a volte però si faceva influenzare dalle altre due stronze, tutte e due giuriste specializzate ognuna nella sua materia, Monia 30 anni e Sandra 33 anni, più di una volta mi venne il dubbio che fossero lesbiche.
Insomma la loro convinzione di essere intellettualmente e con cultura superiore, gli permetteva di comportarsi in modo molto antipatico con me, solitamente era loro abitudine sfottere il fatto che un uomo dovesse sottostare ad un team di donne e che appunto fosse considerato quasi come un servo.
Chi poteva troneggiare in quella giungla femminile era unicamente una donna, il maschio li è in minoranza, infatti, il capo era lei, un’avvocatessa di 39 anni, Daniela, anche se lei era stronza più delle altre due sgualdrine messe assieme, la sua bellezza e fascino compensavano. Daniela aveva studiato come avvocato e si era laureata molto giovane, prova della sua spiccata facilità con le leggi e tutto quanto ruotasse attorno al mondo dell’avvocatura, bionda, statura 1,85 m, sempre molto elegante, con l’arrivo della bella stagione amava indossare collant i quali grazie alle gonne molto corte con spacco che abbinava ne se poteva ammirare a tratti gli orli elastici di sostegno, che le ornavano le cosce, osservando pure le stupende scarpe con tacco che solitamente amava calzare, li la fantasia galoppava a mille. Ricordo che una volta mi permisi di fare delle allusioni, e lei incazzata nera reagì minacciandomi che m’avrebbe denunciato per molestie sessuali sul posto di lavoro. Divenni in breve tempo uno zimbello. Direte voi, ma perché non si licenzia e va fuori dai coglioni, in effetti oggi la lettera di dimissioni l’avevo scritta e pure firmata, per ora avevo deciso di metterla in un cassetto della scrivania, assieme a vari documentazione compromettente riguardante Daniela, per le dimissioni ci avrei dovuto pensare. Erano quasi due anni che lavoravo li, e sin dal primo giorno m’innamorai di lei, si Daniela, una donna intelligente e affascinante, stronza, ma stupenda, non potevo farci niente era un amore patetico, si lo so, ma ora dopo le ultime umiliazioni subite il vaso era traboccato. La lettera gliela avrei presentata il giorno dopo. Quella sera finito il lavoro, uscii dall’ufficio e m’incamminai verso il centro città, avrei preso il bus e come tutte le sere, dopo aver fatto spesa me ne sarei andato a casa. Quel giorno però fui incuriosito da un nuovo negozio aperto proprio la settimana prima, mi soffermai a sbirciare dalla vetrina, sulla quale vi era scritto “BAZAR DELLE MAGIE”, nome bizzarro, a un certo punto intravidi una figura, evidentemente era la gerente, mi fece un cenno e m’invitò ad entrare. Mi sorprese l’ambiente caldo e accogliente, dall’esterno non l’avrei mai immaginato, vi era di tutto, tutto quello che ricordasse la magia, si spaziava dalle arti magiche medievali fino alla magia nera, naturalmente il tutto era rievocato con soprammobili o icone affisse alle pareti, il tutto era corredato da oggetti sacri o meno riposti sui vari scaffali la mobilia era rigorosamente in stile. La gerente mi salutò e mi chiese “Ti ho già visto l’altro giorno, ma avevo capito subito che non eri interessato, ma oggi vedendoti sbirciare ho voluto conoscerti, t’interessa la magia?”, e io “Insomma, non ci credo molto…”, lentamente la discussione si fece più distesa fino al punto che gli spiegai i miei problemi, allo studio e i miei problemi, se si possono dire amorosi. Lei con un sorriso, mi disse “Senti da quello che ho capito quella donna non fa per te, dal profilo che mi hai descritto io ci starei alla larga, in ogni caso è un mio consiglio. Sei tu che deve decidere”, una breve pausa e aggiunse “Io però vorrei aiutarti, aspetta un attimo che vado a prendere qualche cosa in retro bottega.”
Sparì dietro un tendone decorato con degli arazzi molto belli e dopo nemmeno un minuto ricomparve con una piccolo ampolla contenente un liquido blu. L’aprì e m’invitò ad annusarvi il contenuto, era una fragranza molto dolce, richiuse la bottiglietta e mi chiese “Ti piace?” e io prontamente “Si è gradevole, ma che cos’é?”, “Questo è una pozione del fascino, si deve utilizzare rispettando delle regole molto semplici, una goccia al giorno dissolta in un bicchiere di acqua, e poi vedrai che dopo un’oretta molte donne ti faranno la corte come non te l’hanno mai fatta fino adesso..” la interruppi con una fragorosa risata e gli dissi “Abbi pazienza, ma non capisco come possa succedere.. “ e continuai a ridere, lei adirata “Sei scettico e anche maleducato, questo siero, stimola la secrezione delle ghiandole umane, del maschio, di una sostanza afrodisiaca, e la cosa è del tutto naturale, infatti, la pozione stimola la vostra natura maschile, è scienza, questo alone maschile colpisce la donna, la quale non può fare a meno di degnarvi delle attenzioni, poi naturalmente sta a voi maschietti darvi da fare eh eh eh.” Io scettico come non mai gli carpii dalle mani la bottiglietta, pagai e prima d’uscire dal negozio, ridendo, aggiunsi “Sono tutte balle…” uscendo feci in tempo ad udire la sua risposta o meglio una parte “fai attenzione non abusarne, rispetta le dosi, e sappi che quando una donna ha adocchiato la sua preda, la preda non gli sfugge e nel caso che la donna abbia pure il potere la preda soccombe….inoltre ricordati che al mondo c’è la magia buona e quella cattiva” francamente non so cosa si riferisse, e poi m’avviai in direzione di casa. Quella sera avevo deciso di restarmene a casa, riposi la bottiglietta sul bancone della cucina, avrei deciso solo il mattino dopo se prenderla con me al lavoro. Cenai e mi sdraiai sul divano, verso le 21.00 squillò il telefono. “Pronto!”, e dall’altro capo, la voce di Daniela, “Pronto Giorgio! Sono io Daniela….ehi! Ma ci sei?” evidentemente il mio silenzio non passò inosservato, mi destai improvvisamente dal dormiveglia da TV, era impossibile, eppure accadeva, in due anni mai l’avvocatessa mi aveva chiamato a casa alla sera, “….si.. si sono io”, e lei quasi divertita “..scusa se ti chiamo a casa, magari disturbo!” e io prontamente per non contraddirla “No, no non disturbi, tu mai, sono solo, dimmi cosa c’è”, Daniela parlando di lavoro arrivò finalmente al dunque, “..senti Giorgio io verrei parlarti, magari stasera, qua in studio, sarebbe possibile, sai abbiamo la causa del comune relativo alle denuncie sugli espropri di terreni, domani siamo in tribunale e io devo poter allestire la documentazione e qua la rete è in tilt, potresti venire?”, io quasi allibito, non ci credevo ancora che lei volesse il mio aiuto. Lei infatti mi aveva sempre snobbato, malgrado questo “Si senz’altro, ma come sai dopo le 20.00 i bus circolano con orai cadenzati di un’ora e purtroppo quello delle 21.00 l’ho perso!”, lei prontamente “Prendi un taxi, lo pago io, mi raccomando, ti aspetto, ciao ci vediamo, tesorino.”
Quelle parole furono come adrenalina in dosi massicce, e scattai, chiamai un taxi e uscendo, vidi la pozione blu, e malgrado scettico, riempii un bicchiere di acqua e ne versai, il dosatore era però un pochino ostruito e agitando la bottiglietta improvvisamente ne uscì ben più delle poche gocce consigliatemi dalla medium del negozio. Avevo fretta e bevvi, pensai, tanto non succede niente. Nel tragitto, la foga e il pensiero di lei scacciarono dalla mia mente la faccenda della dose nettamente superiore a quella consigliatami e non ci pensai più, effettivamente io non notai alcuna differenza!
Corsi su per le scale del vecchio stabile ove si trovavano gli studi d’avvocatura, entrai, era tutto buio, l’unico barlume proveniva dall’ufficio di Daniela, fuori era buio vista l’ora tarda, e l’unica luce proveniva dalla lampada della scrivania, lo capii dalla tenue luce e dal gioco di ombre che si proiettavano sul vecchio pavimento di legno. Non appena entrato “Sei tu, vieni avanti sono qua in ufficio” io avanzai, durante le ore diurne li vi è più movimento ora era tutto muto, i miei passi causarono uno scricchiolio delle vecchie assi che componevano il pavimento. Arrivai sulla soglia, in contro luce la vidi, ma non in faccia, il suo viso restava nella penombra, stava armeggiando con delle pratiche, da li la si poteva vedere unicamente dal busto fino al collo, io non riuscivo ancora ad adeguarmi a quella luce. Lei continuando a lavorare m’invitò ad entrare e subito dopo s’alzo dalla sedia e aggirando la scrivania mi raggiunse, in quella fase riuscii finalmente a metterla a fuoco, dal rumore possente dei suoi passi, indossava degli stupendi stivaletti in cuoio nero con tacco, molto attillati fin sotto il ginocchio, e dal gioco di ombre notai che indossava una stupenda mini. Si avvicinò fino a raggiungermi, il suo profumo mi stava inebriando, ero agitatissimo, non mi ero mai trovato a tu per tu con lei, era un icona quasi irraggiungibile, malgrado lei stessa fosse la causa prima della mia lettera di licenziamento, la quale ora stava chiusa nel cassetto della mia scrivania. Che volete che vi dica, il suo fascino era superiore a qualsiasi altra cosa. Mi mise una mano al collo e con tono conciliante “Ciao, scusa, ma la rete è andata in tilt, però io ti ho fatto venire per un altro motivo, su dai non fare quella faccia adesso ti spiego, a proposito entra e accomodati, ma lo sai che ti trovo assai carino stasera, vuoi bere qualche cosa?”, io ero sempre frastornato dalla sequenza di quegli eventi e rifiutai, ero troppo intento a pensare. Quasi seccata “Su dai bevi qualche cosa, non so un’acqua minerale almeno..”, non osai contraddirla e accettai, si spostò dove vi era il bar, la senti armeggiare, non mi era possibile vederla chiaramente, in quanto in quel angolo, l’ufficio era poco illuminato. Mi raggiunse e mi porse il bicchiere, e bevvi. Mi accomodai e lei mi disse tutto, “Scusa se ti ho fatto venire con questo sotterfugio, la rete la possiamo sistemare più tardi, io volevo scusarmi di tutto quello che ti ho fatto passare in questi ultimi due anni, io ritengo che tu sia una brava persona…” il colloquio durò per almeno una buona mezz’ora, più il tempo scorreva, più il suo tono di voce mutava, era quasi sensuale, lei fronte a me, ora messasi a suo agio, seduta fronte me aveva pure allungato le gambe allargandole leggermente, quasi a raggiungere i miei piedi con le sue scarpe la sua nuova posizione metteva in bella mostra le sue splendide caviglie, senza dimenticare che la gonna in pelle nera, assai corta ora ne permetteva di scrutarne il suo intimo. La discussione si fece intensa “Allora Giorgino, siamo soli, non me la fai qualche bella molestia sessuale sul lavoro? Ti piaccio?..” scorrendo le due mani sulle cosce raggiunse la gonna e la sollevò, lei era eccitata, io no comment, oramai avevo un palo in mezzo alle gambe, le sue mutandine erano strette tipo tanga e ne si poteva scorgere la sua delicata peluria vaginale, e non aveva finito iniziò a massaggiarsela, aggiungendo “Insomma, sono figa?”
Improvvisamente mi venne un capogiro, mi sentii quasi svenire, evidentemente la situazione era scioccante “Scusa, ma non mi sento bene, io non ero pronto a questo, ma dimmi cosa ti succede, sei stupenda, ma mi devi scusare sono scioccato, ho perfino dei capo giri, scusa ma vado un salto in ufficio, la devo avere delle compresse, scusa..”
Mi alzai e raggiunsi il mio ufficio, stentavo quasi a reggermi in piedi, le compresse le tenevo nel cassetto dove tenevo la documentazione compromettente riguardante Daniela e non solo, la vi avevo pure celato la mia lettere di dimissioni già firmata, mi sgobbai, aprii il cassetto e sollevata la documentazione feci per prendere le compresse, mi senti precipitare. Malgrado avessi acceso la luce dell’ufficio, mi ritrovai al buio e avvolto da una gabbia di cotone, arrancai e finalmente guadagnai la luce, cercai il cassetto, e lo vidi, ma dalla parte opposta, o meglio invece che l’interno ora vedevo il fondo dal sotto, mi guardai attorno, quasi incredulo dalla visione abbozzai alcuni passi, e inciampai, ruzzolai per alcuni metri andai a sbattere contro qualche cosa di duro, mi alzai in piedi, era la scocca del mio orologio da polso, si era lui, ma leggermente più grande, il quadrante faceva almeno un metro diametro, inoltre il ticchettio normalmente impercettibile ora alle mie orecchie era perfettamente udibile. Mi guardai attorno ora mi ero ripreso, la mia scrivania torreggiava davanti a me e io quasi incredulo mi lascia cadere sulle ginocchia le quali andarono ad appoggiarsi sulla mia maglietta, anche lei gigantesca. Tutto attorno il pavimento era cosparso di fogli, era il plico di documentazione riguardante Daniela unitamente alla mia lettera di licenziamento. Era incredibile, i miei vestiti erano afflosciati a terra e io li miseramente nudo, mi ero rimpicciolito, un veloce calcolo, stimai la mia nuova statura in 6 o 7 centimetri, pensai, devo chiamare Daniela, in quei barlumi pensai pure, cazzo una Daniela gigante, un breve calcolo e al mio cospetto ne stimai l’altezza in circa 45 metri. Corsi giù dai vestiti e inciampai in uno dei fogli, era un particolare documento che avevo trafugato via rete, con quei documenti le avrei fatto perdere la licenza di esercitare come avvocato e forse pure avrei potuto denunciarla, mi ricordo che avevo assemblato le prove in un periodo di ira contro di lei, ma ore le cose erano cambiate, ma questo lo sapevo io e non lei. Mi venne un brivido, conoscendola, una volta letto la documentazione sparsa sul pavimento non avrebbe impiegato molto a capire il mio tentativo di cospirazione e m’avrebbe schiacciato come uno scarafaggio. Nascondermi, e lo dovevo fare immediatamente, ero solo, nudo, alto 7 centimetri e nello studio accanto vi era una gigantessa sulla quale io non avevo nessun controllo, dovevo raggiungere un posto sicuro, oramai la mia prolungata assenza l’avrebbe incuriosita e sarebbe accorsa, infatti, la udii, “Ehi Giorgio, come va, dove sei, allora arrivi…ho una cosina da farti vedere eh eh eh ” l’inevitabile accadde, ad una mia prolungata mancata risposta, venne a vedere cosa fosse successo, lo capii, dal frastuono e il tremolio provocato dalla sua gigantesca massa di svariate tonnellate in movimento in direzione del mio ufficio, il tremorio aumentava viepiù percorreva il corridoio. La porta si aprì e un’ombra gigantesca si proiettò sul pavimento del mio ufficio “Giorgio allora come stai, si guardò attorno e notò subito il disordine di fogli sparsi tutto attorno, avanzò nella mia direzione, non mi notò infatti, ebbi la prontezza di nascondermi sotto una carta di caramella caduta per sbaglio fuori dal cestino, mi passò sopra, era impressionante e allo stesso tempo stupenda, non feci a meno di notare che si era tolta gli slip, wow, pensai, super vagina, mentre io fantasticavo lei aggirò la scrivania e notando il mucchio disordinato di vestiti, esclamò “Ehi Giorgio, non ti facevo così intraprendente, su dai dove ti sei nascosto, vieni fuori…” sollevò sul piano della scrivania tutti gli indumenti e li fece passare, frugò nelle tasche dei calzoni, estrasse il portamonete, trovò pure il bigliettino propagandistico della pozione del fascino acquistato nel negozio di magie, lo fissò e sorpresa “Ehi Giorgio, ma lo sai che abbiamo delle cose in comune eh eh…” io non potevo espormi, ma bensì dovevo scappare dalla stanza e usai la carta di caramella quale copertura, lei era intenta a cercarmi in ben altre taglie. Quasi scazzata dalla mia prolungata assenza venne colpita da tutti quegli incartamenti per terra, lo notai in quanto io mentre mi allontanavo per raggiungere la porta. Nel mio cammino con regolarità mi voltavo unicamente per sincerarmi che non venissi notato, la vidi inginocchiata a raccogliere la documentazione e più leggeva, più fogli raccoglieva, aveva capito che quella roba la riguardava e non era finita li per caso, oramai la porta era ad un centinaio di metri, si alzò in piedi e esclamò “Dove cazzo sei, cosa significa, volevi incastrami? Eh maledetto porco, e pensare che io volevo scusarmi. Adesso che ci penso, non so mica cosa mi sia preso un attimo fa nel mio ufficio, quasi stavo per dartela…”, leggendo il bigliettino della pozione che avevo acquistato quella sera non ci mise molto ad abbinare la faccenda alla pozione e esclamò “…ora ho capito, sei veramente un gran stronzo, lascia che ti trovi.” Una volta raccolta tutta la documentazione si sedette sulla mia sedia e appoggiando i suoi piedi sulla scrivania, accavallò le gambe a mo’ di relax e iniziò a scorrere il plico di documenti, io oramai ero ad una decina di metri solamente dall’uscita, la avrei percorso il corridoio e sicuramente sarei riuscito ad uscire dallo studio e nascondermi da qualche parte nella tromba delle scale, dove appunto l’indomani avrei potuto richiedere l’aiuto di qualcuno.
L’uscio era a pochi metri, un esclamazione da lontano “Ehi, ma cos’è che si muove laggiù…” sentii lo scricchiolio della mia sedia e immediatamente terribili vibrazioni che si ripercuotevano sulle vecchie assi del pavimento, il rombo dei suoi passi erano assordanti, non sapevo cosa fosse meglio fare, fermarsi, oppure accelerare, ma per andare dove, ero pietrificato, lei evidentemente stava adocchiando la carta di caramella, non poteva immaginare che sotto vi stessi io rimpicciolito! Era vicinissima, ma si era fermata, e esclamò “Mhmm, devo aver visto male, si tratta solo di una carta di caramella, eppure l’avevo vista muoversi, forse un corrente d’aria..”, ero ansimante e sperai fino all’ultimo che avesse ignorato la cosa e se ne fosse andata, ma poi aggiunse “..aspetta che la gettiamo nel cestino,…” io a quelle parole capii che avrei avuto poche possibilità e mi preparai ad uno scatto per tentare la fuga. Daniela afferrò la carta e sollevata io restai li in bella mostra e scattai, correvo a più non posso, lei restò impressionata a quello che stava vedendo “Ehi ma cosa,… ma cosa cazzo sei, vieni qua subito..” mi voltai e la vidi retta in piedi nella sua totale imponenza avanzare nella mia direzione, la porta era a circa 5 metri (mie proporzioni) la mia gioia venne infranta quando con un terribile colpo la porta si chiuse e lo spazio davanti me si oscurò dalla gigantesca ombra di Daniela proiettata sul pavimento antistante me, mi voltai l’avevo sopra, alla mia destra e sinistra avevo i suoi giganteschi stivali in cuoio, ora il suo stupore si trasformò in ilarità manifestata dalla sua risata “Eh eh eh, ehi ma Giorgino sei tu? Eh eh eh, ma dove stai fuggendo?”. Io non la stavo nemmeno ad ascoltare, correvo a più non posso, ora mi trovavo contro la parete la percorrevo lungo lo zoccolino, ad un centinaio di metri c’era un armadio, sotto forse avrei trovato la via di fuga. Il tutto venne vanificato, infatti, mi trovai davanti alla punta di uno dei suoi stivali, cercai d’aggirarlo, passando nello spazio tra il punto d’appoggio e l’enorme tacco, lei spostò rapidamente il piede e sollevato mi raggiunse senza nessun problema e urtatomi ai fianchi mi fece ruzzolare contro la parete io spossato e consapevole della mia netta inferiorità, mi lasciai cadere a terra, guardai verso l’alto, nel frattempo si era già chinata e stava allungando il braccio era in procinto d’afferrarmi. La sua presa fu decisa, fu una sensazione terribile, sporgevo mezzo busto dal suo pugno, e a vis a vis dalla suo enorme viso disse “Sorperesa! Eh eh, ma guarda come ti sei rimpicciolito, eh eh volevi fare il furbo con quella pozione del fascino, mi sa che ha pure fatto effetto, mhmmm, e lo sta facendo ancora, ma lo sai che sei un amore, da leccare..”, dicendomelo aveva già sporto la sua gigantesca lingua e ora mi stava martoriando impiastrandomi con la sua saliva. Dopo di che mi depositò sulla scrivania e brandendo la documentazione compromettente continuò “Allora cosa pensavi di fare, volevi fottermi in tutte le maniere, poc’anzi ce l’avevi quasi fatta con quell’intruglio del fascino, sai ho trovato il bigliettino del negozio dove l’hai acquistato, è bene che tu sappia che ci sono stata anch’io e ho trovato qualche cosa di molto interessante, si tratta di una pozione tutta particolare, si chiama pozione riducente, non è che fui convinta, sebbene la venditrice spergiurasse che in passato era utilizzata dalle streghe per punire gli uomini, sai te lo somministrata prima assieme all’acqua minerale neanche te ne sei accorto, ma non avevo nessuna idea di che effetti avrebbe avuto su di te eh eh, ma lo sai che sei grande come un topolino campagnolo, mi sa che tu ora ti trovi in un bel guaio.”
Io ero nel panico più totale, “Ti prego c’è una spiegazione,….” Lei con una spintarella mi fece ruzzolare per alcuni metri e m’intimò il silenzio e aggiunse “Non me la fai qualche bella molestia sessuale?” Daniela troneggiava sopra di me, e sorrideva, “Non mi dici che belle gambe ho, o magari che bel rossetto, o magari….” Improvvisamente alzò una gamba e appoggiò il ginocchio, l’operazione grazie allo stupendo spacco della sua mini ne mise in bella mostra la sua gigantesca vagina, le mutandine se le era tolte poc’anzi “…non mi dici che bella figa c’hai, eh eh, hai finito di fare il coglione, adesso ti faccio vedere cosa faccio delle tue prove.”
Azionò il trita carta e ad una pagina alla volta distrusse tutti i fogli, tranne uno, lo lesse e esclamò, ”Allora volevi dimissionare, tu non vai da nessuna parte ora lo distruggiamo e…” una breve pausa di riflessione un sorriso e con sorriso beffardo stampato in viso proseguì “un attimino, no anzi, le accetto le tue dimissioni, da domani nessuna avrà ragione di venirti a cercare qua in studio, e nessuno verrà in mente di dover cercare un omino di 7 centimetri, o meglio nessuno ti verrà a cercare nelle mie mutandine. Sai ho intenzione d’assumerti a tempo pieno quale giochino da signora, e a tempo perso quale salva slip riutilizzabile, sai dopo il ciclo mestruale un bagnetto e sei come nuovo il tutto naturalmente senza paga eh eh, e avrai il compito d’ubbidire alla lettera ai miei ordini, pena morte per spiaccicamento, adesso alzati e avvicinati alla mia figa, UBBIDISCI!”.
Al momento non avevo alternative, mi alzai e m’avvicinai era bagnatissima, la prova fu la fragranza vaginale che imperversava li attorno, la vagina era ad alcuni metri sopra di me, avevo quasi l’impressione che la sua folta peluria gocciolasse dal tanto era bagnata. Improvvisamente mi trovai il suo dito medio infilato tra le mie gambe e in un battere d’occhio mi trovai spiaccicato contro quella montagna di peli e carne fradicia, venni quasi soffocato, il tutto durò svariati minuti e il suo divertimento fu palese non solo dall’eccitazione manifesta, ma soprattutto dal suo monologo. Terminate le sevizie mi ritrovai catapultato sulla scrivania, lei rilasciata la gonna, brandì un righello e roteandolo in aria cambiò tono nei miei confronti “Hai capito verme in che guaio ti sei cacciato? Non è che un assaggino, non sai quante armi ha una donna per abbindolare un uomo eh eh, tu invece patetico, con un misero intruglio…”, il suo tono di sfotto era palpabile, io incazzato reagii e gridai “Se non sbaglio, anche tu per dominarmi hai usato un intruglio…” notai la sua ira nei suoi lineamenti facciali, fu un flash, un boato a pochissimi metri da me, il righello andò in svariati pezzi, la bordata fu sferrata per impaurirmi, la ferocia con cui aveva caricato avrebbe potuto senza alcun prolema ammazzarmi. Restai intontito dal terribile boato prodottosi, in difesa mi rannicchiai e alzai le braccia a mo’ di difesa sopra il capo. Una fastidiosa risata “Ha ha ha, ma guardati, paura, sappi che quel giorno che ti toglierò dai piedi non te ne accorgerai nemmeno…. Adesso hai capito finalmente che il mondo attorno a te è diventato improvvisamente femmina, …..”, dicendomelo s’abbassò con il capo e allungò l’indice obbligandomelo sotto il mento alzandomi il capo nella sua direzione e poi aggiunse “… si appunto femmina,…. Enormemente femmina ah ah ah ah”.
Mezz’ora dopo, dopo averla osservata impotente imperversare in ufficio nella ricerca di altro materiale compromettente, si avvicinò alla scrivania e fissandomi “Adesso vediamo nel tuo PC se hai qualche cosina che mi riguarda, dimmi la tua password”, io riluttante “Se non ottemperassi?”, lei divertita “Allora la signora delle pulizie domani mattina dovrà lucidare la tua ex scrivania questo per togliere una macchiolina di sangue..” rapidamente mi trovai costretto a terra dal suo enorme pollice appoggiato sulla mia testa, la pressione stava lentamente aumentando, ero consapevole che se non gli avessi rivelato il codice m’avrebbe ammazzato come si fa con le formiche, urlai e gli dissi quanto volle sapere. Dopo aver ispezionato e poi eliminato tutto quello che mi riguardasse spense la macchina poi lei comodamente seduta si girò verso di me e sorridendo “Non t’illudere anche se la pozione che hai ingurgitato ha ancora effetto, così piccino al massimo potrai ammaliare qualche scarafaggio, e sai è curioso com’è il destino, dalle stelle alla stalle, e io che ero convinta che si trattava solo di cialtronerie, e invece guarda qua, mi ritrovo con un giochino unico nel suo genere adesso andiamo che sono stanca.”
Si alzò di scatto e m’afferrò per una caviglia e mi portò con se, mi ritrovai a testa in giù, svolazzante, in qua e in la prima a mezz’aria nel mio ufficio e poi lungo il corridoio, in direzione del suo studio. Mi ritrovai sulla sua immensa scrivania, ancora intontito dal volo, ancora claudicante la vidi a indossarsi gli slip, prese dalla borsetta l’astuccio del make-up, mi raggiunse, mi prese in mano e andammo in toilette, mi depose sul piccolo ripiano sottostante lo specchio e armeggiò con le sue cianfrusaglie del trucco, fondo tinta, rossetto, m’adocchiò e afferratomi con l’indice e il pollice mi avvicinò alle sue labbra, il bacio con gioco di lingua fu tremendo, unitamente al fatto che mi ritrovai completamente impiastrato di rossetto, dopo questo suo attimino ludico si risistemò il colore delle labbra, riordinò le sue cosine nell’astuccio e fissandomi disse “Adesso dove ti metto per andare a casa, non ho tasche dove metterti, non ti preoccupare ho un posticino molto peloso e assai sicuro.” Vedendomi arrancare all’indietro in quanto ebbi capito che a casa sua ci sarei andato in mutandina, accelerò il movimento di braccio e senza problemi mi pigliò “Ma dove cazzo pensi di fuggire, adesso vieni con me tu…” io la implorai “Noooo ti prego non puoi farmi questoooo..”, quegli istanti furono rapidissimi, sollevò la mini e allargatasi l’elastico disse “bye bye” e mi lasciò cadere. Avvolto dalla sua fradicia peluria mi ritrovai in un ambiente afoso e caldo quasi asfissiante, odore vaginale era penetrante, presto fu buio, infatti, riassettato la gonna la dove io giacevo fu buio.
Il tragitto non fu lungo, per lei, per me fu terribile a dover lottare per non venir travolto o spappolato dal suo corpo, arrivati a casa lei non si curò subito di sapere se io fossi ancora vivo, in effetti, arrangiò le sue cose, francamente non sapevo dove e con chi soprattutto vivesse, da quello che sapevo era una single, o meglio ha avuto qualche periodi di convivenza, ma ora mi era chiaro che una come lei non poteva tollerare un uomo autoritario per casa anzi. Dai passi stava salendo delle scale improvvisamente “Ciao mia gioia, ma cosa fai già a casa Vivian?”, e in risposta una voce femminile “Ciao zia, si sono rientrata presto ero stanca, sai oggi a scuola ci hanno fatto molti test e sono spossata…”, e Daniela “Allora ti lascio dormire, notte a domani”, richiuse la porta ridiscese le scale, si levò gli stivali e poi sfilò la gonna, finalmente rividi la luce, ero completamente bloccato, fino a quando allargato l’elastico mi pigliò e sollevatomi al suo cospetto disse “Bene, sei ancora dei nostri, per stanotte visto che non ho qualche cosa d’adatto per te ti lascio in uno dei miei stivali, a parte l’odorino il resto penso sia confortevole, mi ritrovai penzolante sopra la voragine nere e nauseabonda, e lei senza nessun rimorso mi lasciò cadere, urtai contro le pareti lisce e invalicabili e mi ritrovai in fondo alla punta, se negli slip era dura giù la era terribile…..
Poco dopo in casa regnò il silenzio più totale, lei dopo una bella doccia comodamente coricata nel suo comodo letto, e io rannicchiato e costretto a vivere con l’angoscia di cosa mi fosse capitato l’indomani, sarei sopravvissuto in quel nuovo gigantesco mondo?
Continua...
[ PART I ] [ PART II ] [ PART III ]
|