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Brutto come la cacca.

Part III sent by fagoshi and uploaded on data 30/January/2005 17:27:27


Francesca: “È ora di pasteggiare, non hai fame e sete?”. Al solito non aspettò risposta, mi mise in una bacinella dove si accucciarono a turno tutte e 3, urinando nella mia bocca che non riusciva ad inghiottire tutto. Sentivo schizzi caldissimi e forti, come se mi stessero spruzzando da un idrante acqua bollente, contemporaneamente il sapore salato ed amaro delle loro pipì invadeva i miei sensi. Mi lasciarono poi a mollo per un poco nella gran parte dell'urina che non riuscii inghiottire, poi mi portarono in cantina: una cantina dal pavimento di terra, come non se ne vedono da decenni... Francesca scavò un piccolo buco nella terra, grande quanto un piccolo meloncino, ovvero poco più della mia testa. Poi disse: “Ecco: cagate qui dentro, come faccio io, ma trattenetene un po', mi raccomando!”. Mi guardò, con aria da professoressa: “Lo vedi come ti trattiamo bene, lasciamo dentro, per te, la parte più molle... non farai fatica a masticare!”. Poco dopo aver cagato nel buco si sollevavano, si mettevano su di me, si chinavano di nuovo e, con gran cura, mi cagavano in bocca quel po' di merda che avevano trattenuto, assicurandosi che la inghiottissi tutta. Francesca fu la prima, Fiamma la seconda. Benché poca però, per me era parecchia e quando arrivò il turno di Eleonora non riuscii a mandar giù tutto. In verità, mi sembrò che Eleonora ne avesse anche fatta meno nel buco... Eleonora: “Ah! Allora ce l'hai con me... allora ti spetta una punizione...” . Ma quale punizione! Erano d'accordo, avevo visto loro tirare a sorte per chi dovesse essere l'ultima! Ma il risultato non cambiava. Eleonora mi sollevò di peso, mi stese bocconi vicino al buco e si tolse una scarpa. Il suo piede nudo poggiò dietro la mia testa e la schiacciò – senza calcare troppo – con la faccia nel buco, facendo risalire come crema la merda tra le pareti del buco e la mia testa.

Dopo quasi un minuto d'apnea mi tirò via di lì, con un sordo 'sbrlopp', di quelli che fanno gli stivali quando vengono tirati via da un buco fangoso. Fortunatamente riuscii ad espellere la poca aria dal naso, poiché avevo in bocca un tappo di sterco molto duro, formatosi in seguito all'esecuzione della 'punizione'. Respiravo a fatica. Quanto sarebbe durato quel calvario? Fiamma mi sollevò reggendomi per una gamba e mi tuffò in una bagnarola semicolma d'acqua, dicendo: “Lavati, ora, e da te: io le mani lì in quello schifo non ce le metto mica!”. Seduto con l'acqua che mi arrivava al collo cominciai a strofinarmi con le mani, ancora doloranti ma che adesso potevo muovere... Francesca rovesciò la bagnarola di stagno con l'acqua e me dentro, ci mise qualcosa su e lì mi lasciò, sino al giorno successivo.
*Porc... così imparo a volermi avvelenare! Il suicidio è quanto di peggio ci si possa fare, in vita! ...ma ora, ciò che mi sta succedendo è giusto? Vuoi vedere che sono veramente morto e questo è l'inferno che spetta ai suicidi? Allora non finirà mai tutto ciò... ne sono pentito, ma se sono morto è troppo tardi...”
Con in bocca ancora lo stronzo compresso, piagnucolando mi sforzai di schiacciarlo almeno un poco, per poi sputarlo. Doveva essere di Francesca, poiché era entrato verso la fine dell'affondamento della mia faccia nel buco, quindi deposto prima. Mentre lo masticavo notai che, dimensioni a parte, era infatti del tutto simile a quello che avevo masticato nel bosco.

Era così uguale... anche se con lo stomaco pieno lo inghiottii. Ero convinto di essere morto, che mi stessero osservando e che quello era proprio ciò che mi meritavo e che dovevo fare.  Caddi nel sonno pieno di torpore del dolore e della sofferenza. La mattina giunse. Rumori ovattati mi svegliarono, di qualcosa che scende da delle scale. Veniva qualcuno. Francesca sollevò la bacinella. Rimase sbigottita: ero rimpicciolito ancora di più. La sera prima non era successo, ora invece ero piccolo come un topo. Mi portò su dalle sorelle e mi mostrò loro. Fiamma: “Non è possibile... tra poco scomparirà del tutto! Ma che gli succede?”
Eleonora: “Perchè, cosa gli era successo due giorni fa, quando l'abbiamo trovato piccolo?” Francesca: “Forse ha fatto qualche strano esperimento ed ora ne subisce le conseguenze... ma perchè a scatti? Cosa scatena queste miniaturizzazioni?” *Ha parlato la scienziata* – pensai – *anche se queste considerazioni non sono da buttar via! Non l'ho capito nemmeno io, perchè a scatti!* Parlarono un po' tra di loro, cercando di decidere sul da farsi. La mia sola certezza era che – se non ero ancora morto – diveniva sempre più facile eliminarmi e farmi sparire.

Francesca: “Vabbè, sarà quel che sarà, ma è comunque qualcosa che ti meriti. Non credo che durerai molto, così ridotto, anzi... e comunque sei utilizzabile per certi giochini...”. S'illuminò in viso e, tutta eccitata, ne parlò alle sorelle gemelle.  Si spogliarono tutte e 3, in maniera terribilmente sensuale... mi mancava il fiato, non avevo mai visto una donna nuda dinanzi a me, figuriamoci 3! “Dunque... sei brutto, ma ti si vede poco la bruttezza con la faccia grande come una moneta da 50 lire... pardon, 50 eurocent... ed abbiamo deciso di adoperarti come oggetto di desiderio...” Dentro ero terribilmente incazzato: *COME!!! ADESSO!!! POTEVANO PENSARCI PRIMA, O ALMENO QUANDO ERO ALTO POCO MENO DI MEZZO METRO!!!* – pensai, ma ero anche molto eccitato... anche se il mio sesso non lo dava assolutamente a vedere: se lo avessero visto, avevo paura, me lo avrebbero forse strappato con delle pinzette per i peli... Infatti non ero vestito, poiché su quelli il siero non ha ovviamente effetto. Ma non riuscii a rimanere insensibile a tanta grazia. Fiamma mi prese e mi portò in bagno, mi mise nel lavandino e prese a lavarmi accuratamente con del sapone neutro. Sarò stato alto una quindicina di centimetri, come un grosso topo appunto; completamente nudo e liscio. Le mie poche villosità si vedevano, ma i peli erano anch'essi sottilissimi e Fiamma percepiva la mia peluria soffice come batuffolini di cotone. Mentre mi lavava con acqua tiepida sentivo le sue mani enormi carezzarmi su tutto il corpo, come fossero esse stesse giganteschi corpi caldi e morbidi, sensazione intenerita ulteriormente dalla scivolosità della schiuma saponata. Mi accorsi che mi trattava delicatamente, anche se sapevo che lo stava facendo semplicemente per non 'rompermi'; per lo stesso motivo arguii che non mi avrebbe strappato il pene, altrimenti avrei sporcato tutto di sangue... anche lei cominciò a gustare nelle sue mani la morbidezza del mio corpo; dovevo sembrarle un grosso pene caldo.

Mi portò in camera da letto reggendomi con una mano, con l'altra si stava massaggiando la fighetta della quale già sentivo il profumo. Si stese sul letto e mi poggiò sul suo stomaco, ma non riuscii ad alzarmi: la mano che mi aveva depositato mi aveva lasciato ma si era aperta col palmo su di me ed aveva preso a rullarmi sul suo addome piatto e sodo. Pian piano il rotolamento scese più in basso, sui peli alquanto duri, per me, ma sopportabili... ad un tratto mi prese le braccia e le sollevò sulla mia testa, le serrò giunte assieme con la mano e mi inserì lentamente nella fessura manovrandomi a quel modo. Mi sentii avvolgere con una stretta caldissima, una coperta elastica che mi massaggiava per tutto il corpo in maniera fantastica, un po' più stretta verso l'uscita, ma tutta bagnata... il mio sesso strisciava con tutto me stesso su quella splendida parete, era come se mi stesse... non so dirlo... Venne improvvisamente: mi sentii schiacciare il torace dalle contrazioni che la presero, come se mi avesse stretto un lottatore di sumo... non ero venuto perchè il mio pene quando lei mi inseriva dentro gustava di una carezza dolcissima, ma quando mi sfilava si piegava verso il basso e mi faceva male. Avevo le braccia doloranti quando lei aprì il pugno che le aveva serrate fino ad allora; non feci però in tempo a riprendermi da quella sensazione di torpore che mi sentii nuovamente stringere al medesimo modo. Venni sfilato fuori e mi accorsi che era Eleonora che adesso – è il caso di dirlo – mi teneva in pugno e mi infilava a sua volta dentro di sé.

Era identica alla sua gemella, tutto uguale, tranne che per il fatto che stavolta ero già stato sfregato per bene ed ad un certo punto venni. Non se ne accorse nemmeno, era occupata a spingermi dentro e fuori di gran lena, con la soddisfazione di Francesca che si stava masturbando all'impazzata gustandosi lo spettacolo offerto prima da Fiamma, poi da Eleonora. Fu una fortuna, perchè quando anche Eleonora ebbe finito e mi stringeva ancora in pugno le braccia, Francesca le tirò il polso sfilandomi fuori da lei, con una foga tale però che Eleonora perse la presa ed io caddi sul letto. Non sarebbe stata una cosa grave, ma Francesca, senza badare a nulla e già lì lì per venire, mi prese di fretta, ma per i piedi, e mi infilò di testa nella sua figa meravigliosa... stavo per soffocare e non so quanto liquore inghiottii quando venne, proprio quando uno cede e comincia ad annegare. Mi sfilò, fradicio di umori, poi forse per gustatsi un po' del suo stesso calore mi pose tra le sue enormi mammelle e lì mi tenne, richiudendomele attorno sorreggendole ai lati con le mani. Era una sensazione unica di sofficità... venni nuovamente, tanto ero così fradicio di lei che non se ne sarebbe accorta...

Fu la mezz'ora più piacevole della mia vita, quella. Purtroppo, finito il godimento, risvegliate pian piano da quel piacevole senso di volare, decisero di farsi una doccia. Mi portarono in bagno e si misero tutte e 3 sotto l'acqua. Francesca fece per appoggiarmi sul bordo della vasca, mi teneva per il corpo circondandomi con il palmo da dietro la schiena. Ma non mi appoggiò. Decise di aprire la mano quando ero sopra il cesso, e da quella sensazione di calore passai al gelo dell'acqua in fondo alla tazza. Per fortuna che beccai il buco – e caddi in piedi, era abbastanza stretto e forse non sarei riuscito a girarmi, altrimenti – e caddi da pochi centimetri...
L'acqua mi arrivava al torace, stavo in piedi in quel cesso aspettando che finissero di fare la doccia. Inutile sperare in qualcosa di buono: non so quale delle ragazze si sedette, poiché si fece subito scuro, ma il solito conosciuto getto d'urina mi colpì in pieno, stavolta facendomi pure male dato che era sparato da una certa altezza.
Dovetti chiedermi non quale delle 3 fu a pisciarmi addosso, ma quale fu a non farlo, giacché dopo un istante di luce un altro deretano prese posto ed un'altra vescica scaricò il suo contenuto su di me. Quando fu luce di nuovo, si affacciò Francesca: “Avete lasciato il cesso pieno di merda! Non vedete che stronzone c'è sul fondo? Non ci passa neppure nel buco... o forse sì?” Quasi contemporaneamente tirò l'acqua.

Mi sentii investito da una doccia fredda di grossa portata, contemporaneamente un forte risucchio mi stava tirando verso il buco, ma per mia sfortuna non ci passavo.
Sarei finito nelle fogne e magari uscire da qualche tombino, oppure – nel peggiore dei casi – crepare in una fossa settica. Ma non ci passai. Francesca mi raccolse e finì di lavarmi sotto altra acqua saponata gelata. Mi avevano lavato con acqua calda solo quando dovevano infilarmi nelle loro rispettive vagine. Me l'aspettavo, sì...
Appena asciutto però mi portò con sé, corse con una certa fretta sul letto. Mi sistemò supino su un cuscino e si accovacciò su di me, toccandomi la faccia con la punta del dito e sedendosi senza schiacciare troppo. Mi aveva messo proprio in corrispondenza del suo ano, che mi sembrava di fuoco sulla mia faccia, dopo quella doppia docca gelata... Compresi dolorosamente che aveva mollato uno scorreggione identico a quello che udii quando ero nascosto nel cespuglio, solo che adesso non ero di statura normale ed a mezzo metro dal suo ano. Ne ero a contatto, come quando Eleonora si sedette sul mio viso mentre ero disteso sul letto e fece la stessa cosa, ma allora ero alto quasi mezzo metro. La sensazione che provai fu terribile. Avevo lei accovacciata su di me, le sue natiche che mi schiacciavano sul cuscino, il suo ano che mi copriva l'intera faccia con la sua liscissima aderenza, il naso quasi affondato dentro. Una potente bordata, improvvisa, mi entrò nei polmoni, nello stomaco e mi gonfiò persino le orecchie, facendomele fischiare con dolore. Era troppa aria perchè entrasse tutta, una gran quantità spernacchiò con violenza tra il suo ano e la mia faccia, vibrandola come se fosse presa a fortissimi schiaffi. Stazionò un poco sulla mia faccia, sentii che il suo ano faceva piccoli movimenti avanti e dietro, come la bocca di un pesce; all'improvviso venne un'altra bordata... Quando si sollevò da me avevo la faccia viola per la tremenda vibrazione subita. Alla fine mi nascosero in un tiretto, tra mutande e reggiseni ed altra roba... mi meravigliai che non mi buttassero nel cesto delle mutande zozze.
Credo che andarono a dormire. Infatti, il giorno seguente mi svegliarono puntualmente alle 9 per la bevuta quotidiana d'urina.

Per mia sfortuna ero abbastanza robusto – ed in carne – per resistere alcuni giorni senza cibo; loro non sembrarono però ricordare che anch'io tra i miei hobbies avevo quello di mangiare, ogni tanto: da parte mia non ci pensavo neppure a chiederlo, poiché sembrava che fossero concentrate ad usarmi come dildo per i loro piaceri ed a sporcarmi di merda era passato loro d'abitudine e non volevo 'ricordarglielo' chiedendo loro cibo. Speravo di risvegliarmi nuovamente normale, un giorno o l'altro, che tutto fosse un lunghissimo incubo: ma ero alto sempre una quindicina di centimetri Una di quelle sere, dopo che mi ebbero usato con loro soddisfazione – Fiamma volle ripetere l'esperimento di Francesca col cuscino, ma la scorreggia che emise non era secca e violenta. Sentii uscire dal suo ano un soffio caldissimo ed umido, silenzioso e fetidissimo di scorreggia d'una col mal di pancia. Quasi mi soffocò, ma non mi arrossò la faccia come quella di Francesca...– decisero di tornare alle vecchie passioni... Presero un barattolo di latta vuoto, di quelli che contengono 5 kg di pelati, lo riempirono quasi per un quarto, tra Francesca ed Eleonora.  Fiamma si sentiva un po' nauseata... mi presero e, semplicemente, mi ci lasciarono cadere dentro, ridendo a crepapelle quando finii quasi affondato in quelle cacche. Erano tremendamente appiccicose, feci molta fatica a spiccicare la faccia completamente affondata nella pastosità, me la ritrovai completamente coperta di uno strato di cacca tanto che non riuscii a liberare né il naso, né gli occhi. Mi rigirai supino a respirare, ansimando, con la bocca, senza vedere nulla, udendo le loro risate ovattate attraverso le mie orecchie chiuse. Fu come una colata di lava: investito e ricoperto da una cagata semiliquida che mi riempì la bocca: Fiamma si era liberata da quel mal di pancia che la assillava. Con un bastoncino per le orecchie mi pulirono la cacca sopra gli occhi, che potei finalmente aprire, udii Fiamma che diceva: “Mangia! Dai, inghiotti! È morbida abbastanza, così?”.

Continua...


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