Vendetta o semplice antipatia
Part IV sent by Jryan^ and uploaded on data 25/June/2005 19:55:35
Michela non si era affatto rassegnata alla mia fuga, e accecata dal suo egoismo e ,purtroppo per lei, anche dalla sua stupidità, si era messa in testa di dovermi eliminare, convinta che io l’avrei di sicuro denunciata, dato il modo in cui mi aveva trattato. Fu così che dopo aver cercato di convincere Alessia ad aiutarla, senza raggiungere il risultato desiderato, decise che avrebbe fatto tutto da sola.
<< Michela, dai, ora stai esagerando. Lo scherzo è bello quando dura poco. A quest’ora se Ricky non è già morto l’avrà ritrovato Maria e in breve lo farà tornare normale! Poi il tuo era solo uno scherzo, se vuoi ti aiuto a spiegarlo a Riccardo, ma fare quello che hai intenzione di fare tu mi sembra da pazzi!>> disse Alessia poco prima di andare via dalla casa dell’amica.
Michela le rispose freddamente :<< non sai come ho trattato quel poverino! Potrebbe accusarmi di tentato omicidio. Se non sono sicura che è scomparso dalla faccia della terra, anzi, se non l’elimino io stessa non posso stare tranquilla. Tu sei libera di fare come vuoi comunque!>> Alessia ribbatté nuovamente, mentre già scendeva le scale del pianerottolo:<< per me esageri, in fondo è un amico! E il ragazzo di Maria! E poi non è maglio fare pace con tutti che uccidere una persona ?>> <<Ma così piccolo Riccardo non è nemmeno più una persona!è un insetto!>> rispose Michela.
Ne io ne Maria potevamo immaginare cosa ci aspettava. Finito di lavarci ci spostammo di nuovo nella camera da letto, e lei, dopo avermi posato sul comodino, avvolto in un asciugamano, iniziò a prepararsi, cercando i vestiti dall’armadio.
<< Ci dobbiamo sbrigare Ricky, Ci dovremmo vedere con Laura tra poco!>>
Io annuii e mi rotolai un po’ su quell’asciugamano colossale in modo da asciugarmi un po’. Dal piano di sotto, la madre di Maria, la signora Carla, esclamò:
<< Maria! Ti è venuta a trovare la tua amica Michela! Te la faccio salire!>> Io saltai in piedi e lanciai uno sguardo serio e preoccupato a Maria che mi guardò di rimando perplessa mentre sentivamo già i passi di Michela sulle scale.
<< che cavolo!>> disse Maria a bassa voce mentre mi afferrava tra le soffici dita della sua mano e mi lasciava scivolare dentro il cassetto della sua scrivania, ben sapendo che Michela non sapeva che lei mi aveva trovato. Riuscì a chiudere il cassetto un attimo prima che Michela entrasse nella stanza, con un sorriso falso stampato sulle labbra. Indossava una camicia bianca dei jeans e dei sandali infradito con il tacco di media altezza, aveva i capelli raccolti dietro la nuca e disse con un tono di voce dolce :<< Buon giorno!>>
Maria le rispose :<< buon giorno!>> con un tono di voce un po’ scontroso.
Michela entrò nella camera e proseguì:<< Senti, so che sei arrabbiata con me, ma sono venuta qui per chiederti , prima di tutto, scusa per il brutto scherzo che ti ho giocato, e poi, volevo dirti che purtroppo non ho trovato Riccardo! Non ho la più pallida idea di dove si sia cacciato! Puoi perdonarmi?!>>
Maria rispose :<< non credo proprio! Ti rendi conto che potrebbe essere in pericolo di vita e di morte per colpa della tua stupidità?! Della tua inutile invidia?!!>>
Michela rispose :<< si, me ne rendo conto e mi dispiace non sai quanto!>>
<< a me non interessa! Ora per favore vattene! Cercherò di risolvere i casini che hai creato. Mi vesto e vengo a casa tua a vedere se c’è Riccardo! E dopo di che la nostra amicizia sarà finita per sempre!>>
Michela annuì , fingendosi dispiaciuta, intanto però infilava la mano nella borsa e ne estrasse di colpo un rimpicciolitore appena comprato.
<< Non sai quanto mi è costato questo!>> disse:<< l’ho comprato sta mattina per far tornare normale Riccardo! Veramente ci tengo alla tua amicizia!>>
Maria restò per un attimo interdetta; da un lato l’avere il rimpicciolitore li nella stanza e me nel cassetto la rese entusiasta al pensiero di farmi ritornare subito normale, dall’altro si rese conto che Michela , con quel coso in mano rappresentava una seria minaccia. Così disse :
<< fammelo vedere!>>
Michela glielo porse con tranquillità, e quel semplice gesto portò Maria a fidarsi di lei. Così, disse :<< Riccardo è qui. L’ho trovato io! Deve essermisi aggrappato a un piede quando me ne sono andata vi a da casa tua. Ora lo faccio subito tornare normale!>>
Io ero terribilmente agitato e sentivo chiaramente che Michela aveva in mente qualcosa, purtroppo però, chiuso in quel cassetto non potevo mostrare la mia perplessità a Maria, che poco dopo aprì il cassetto e mi afferrò nella mano. Mi posò sul pavimento davanti ai suoi bei piedi nudi e poi fece qualche passo indietro. Michela era alla sue spalle e mi guardava con i suoi grandi occhi marroni. Nonostante mi agitassi Maria non capì cosa volevo dirle e così mi puntò contro il rimpicciolitore dicendomi :<< Stai tranquillo è finita! Ora ti faccio tornare normale!>>
Dopo quelle parole vidi Michela strappare il rimpicciolitore dalla mani di Maria; bastò un attimo affinché realizzassi la gravità di ciò che stava per accadere. Infatti, subito, Michela azionò il rimpicciolitore su Maria, che scomparve in un istante , divenendo un piccolo puntino ai suoi piedi, poi, quella perfida stronza si voltò verso di me per controllare che non le potessi sfuggire:
<<bene, ora per voi due è la fine!>> disse e abbassando lo sguardo guardò Maria che se ne stava disorientata , seduta sul pavimento, piccola come me.
<< Mi dispiace tanto Mari, ma penso che stiamo per dirci addio!>> disse Michela mentre sollevava il suo gigantesco piede sopra la inerme e minuscola figura della mia ragazza.
Capii che se in quel momento non avessi agito per paura mi sarei rovinato tutti il resto della mia vita ( anche se fosse stata di soli altri due minuti), così presi a correre il più velocemente possibile e mi lanciai su Maria, afferrandola tra le braccia e trascinandomela dietro mentre la suola del sandalo di Maria si abbatteva alle nostre spalle.
<< Oh! Che eroe!>> rise Michela sbeffeggiandomi. Poi continuò a dire guardandoci ai suoi piedi mentre ci rialzavamo :<< pensi di essere stato veloce tu? guarda scemo che sono io mi sono voluta godere lo spettacolo del tuo salvataggio! Altrimenti la tua amichetta era già bella che andata!>>
Le risposi tra me e me :<< grazie! E vaffanculo!>> poi mi trascinai Maria dietro per un braccio e presi a correre:
<< Ricky?! Dove andiamo! Come facciamo a scappare ?! Michela è gigantesca confronto a noi!!>> mi disse Maria, con la voce disperata e le lacrime agli occhi per lo spavento.
Io mi voltai un attimo e le risposi con concisione :<< corri! Vedrai ! ce la faremo!>>
Infatti, Michela , troppo sicura di se, ci lasciò scorrazzare ai suoi piedi per i secondi necessari a permettermi di individuare una fessura nel battiscopa. Mi ci infilai insieme a Maria e li continuammo a camminare nel ristretto ma praticabile spazio che separava il legno dalla parete; era un luogo polveroso e buio ma da li, di sicuro, Michela non sarebbe riuscita a stanarci.
<< Brutti stronzetti!>> la sentii dire , provando un grande sollievo. Maria mi abbracciò forte e diede un bacio sul collo, dicendomi :<< sei stato grande Ricky!>>
Michela, arrabbiatissima iniziò a prendere a calci il batti scopa , ma avendo le scarpe aperte , in breve si fece male alle dita e disse con un tono malvagio che però non riusciva a celare la sua rassegnazione :
<<Buon per voi! Vorrà dire che vi potrete vivere insieme gli ultimi momenti della vostra vita da insetti! Addio imbecilli!>>
Se ne andò scendendo le scale e salutando con gentilezza Carla, la madre di Maria, e si inventò pure una storiella :
<< Io e Maria ci vediamo tra un’oretta all’università, lei si sta ancora preparando! Sa quanto ci mette no!?>>
<< Oh si che lo so , è lentissima!>> rispose sorridendo la signora Carla.
<< Ah , quasi mi dimenticavo! Ha detto Maria che in camera sua ci sono le formiche! Mi ha detto di chiederle se ci poteva pensare lei!>>
<<Ma non mi dire! Ma sai perché ci sono? Perché lei si ostina a tenere tutti quei vasi sul terrazzo!>>
<< Arrivederci allora!>> disse Michela.
<< Ciao, ciao!>> rispose la signora Carla; che in quella casa, per tutta la giornata, sarebbe stata per me e Maria sia l’unica speranza che il pericolo maggiore.
Io e Maria uscimmo dal nascondiglio qualche minuto dopo che Michela se ne era andata e io mi dovetti sedere un attimo per riprendermi dalla incredibile scarica di adrenalina da poco subita. Avevo un po’ di mal di testa ed ero stressantissimo. Lo stesso, naturalmente valeva per Maria, che con gli occhi lucidi si guardava intorno e sospirava atterrita.
<< Adesso cosa facciamo Ricky?>> mi chiese mentre si sedeva accanto a me: << Siamo piccolissimi! Non riusciremo mai a farci aiutare da mia madre!>> Io le riposi :<<Stai calma! Io sono riuscito a farmi vedere da te! è la stessa cosa! solo adesso, almeno non devo diventare di nuovo un autostoppista dei tuoi piedi!>>
Maria fece un sorriso appena accennato e poi continuò a preoccuparsi, e come era suo solito, prese a preoccuparsi e a parlare di continuo senza invece tranquillizzarsi e ragionare.
<< Ma mia madre è più sbadata di me! e poi è più alta! Ci vede più lontani!>>
Io le appoggiai l’indice sulle labbra e le dissi :<< davvero, non ti preoccupare, il peggio è passato! Ci siamo appena salvati da quella stronza della tua amica che voleva spiaccicarci!>>
<< Hai ragione, scusa!>> mi disse lei.
Passarono pochi minuti e sentimmo i pesanti passi della madre di Maria salire su per le scale. Poco dopo si aprì la porta della stanza ed apparve la signora Carla, immensa, e al contempo bellissima. Era una donna alta, con un bel copro magro e formoso allo stesso tempo. Aveva i capelli biondi come la figlia e gli occhi celesti incastonati in un visto particolare ma dai tratti molto eleganti. Indossava la solita tenuta che le vedevo indossare tutte le sere quando andavo a cena da Maria : la tenuta da casa, che consisteva in ciabattone infradito ( che gia all’inizio della primavera mi permettevano di ammirarle i bei piedi, tra l’altro molto simili a quelli della mia Maria, solo un pochino più grandi), pantaloni della tuta girigi e maglietta bianca; entrambi le mettevano in risalto il bel sedere sodo ed i seni (anche quelli simili a quelli di Maria).
Vederla li dal basso , confesso, dava una sensazione di oppressione; stranamente sembrava più gigantessa di tutte le altre ragazze che mi ero visto svettare sopra nelle ultime 24 ore. Forse sarò stato perché la vedevo più adulta, fatto sta che insieme a maria ci spostammo sotto un mobiletto su cui era posto lo stereo e qualche libro e pensammo al da farsi.
Carla si guardò intorno e vedendo la camera in disordine penso che Maria fosse già uscita. Poi, con nostra grande sorpresa iniziò a scrutare il pavimento, soprattutto nei pressi sella finestra, addirittura chinandosi fino ad appoggiare i glutei sui talloni; mostrando a me e a Maria le sue ampie piante sotto tensione. Un attimo dopo si alzò e venne proprio davanti al mobile sotto il quale eravamo nascosti, per mettere un po’ di musica. Posò i suoi piedoni praticamente sotto il mobile, facendo prendere a maria un bello spavento. Io osservai le sue colossali dita dei piedi, carnose , con le unghie leggermente lunghe , leccate di uno smalto trasparente le faceva quasi brillare. L’odore che emanavano le sue estremità era dolce e non infastidì ne me ne Maria.
<< oddio! Ma vedi quanto è grande ?!>> disse Maria agitata.
<< Non ci vedrà mai! E poi guarda! Ti rendi conto che sotto il suo alluce potrebbe schiacciarci tutti e due!>>
<< Maria! Eri grande così anche tu ieri sera per me!>> risposi io un po’ ironico e lei ribbatté:
<< Allora sei proprio coraggioso! Che ti devo dire!>>
in quel momento partì la musica con un chiasso assordante ,subito accompagnato dalla signora Carla che divaricò le dita dei piedi annichilendoci, per poi voltarsi e iniziare a mettersi a riordinare la camera.
Io dissi:<< Allora, Maria stai qui sotto, io esco e vedo di farmi vedere!>>
<< No ! >>
<< Maria, se non lo facciamo faremo veramente una brutta fine! Magari questa sera quando torna tua sorella!>>
<< vai , però stai attento! Non voglio pensarsci a ciò che potrebbe accadere!>>
<< Non ti preoccupare!>> dissi io e uscii allo scoperto.
Camminai tenendomi a poca distanza dal muro in direzione della signora Carla che stava rifacendo il letto, di spalle. Poi però si voltò e prese a camminare verso di me per posare le lenzuola sulla sedia. Sentii il pavimento vibrare ad ogni suo passo mentre mi si avvicinava; restai all’erta, pronto a sottrarmi ad un eventuale pericolo e quando il piede della donna si abbattè alla mia destra alzai lo sguardo e vidi che oltre le sue gambe chilometriche, seminascosto dal seno, il suo viso aveva assunto un’espressione perplessa. Notai che aveva gli occhi posati su di me e cominciai ad agitare le braccia urlando :<< Signora! Sono qui! Sono Riccardo!>>
Lei restò impassibile, la sentii solo dire sottovoce :<< allora ci stanno veramente queste maledette formiche!>>
<< Ricky! Scappa! Stai attento!>> sentii gridare da Maria, nascosta sotto il mobile. La signora Carla infatti aveva portato il piede sinistro sopra la mia testa e io me ne avvidi solo quando ne ero già sormontato; quella enorme suola scura e sporca sarebbe potuta significare la mia fine se non mi fossi sbrigato a levarmi di li e così spiccai un balzo verso destra sentento abbattere la suola della ciabatta alle mie spalle. Mi voltai un po’ intontito dal boato e dalla vibrazioni e vidi che le mie gambe non erano sfuggire a quell’enorme estremità; dal ginocchio in giù erano sotto la suola. Allora perché non sentivo dolore ?! mi si raggelò il sangue al pensiero che fosse la tensione a non farmi sentire il dolore e che, tempo qualche minuto mi sarei accorto di avere le gambe sfracellate. Ma ecco che la signora Carla portò sopra ciò che rimaneva di me l’altro piede; di nuovo mi trovai all’ombra della suola dell’altra sua infradito che mi si abbassò sopra in un attimo. Urlai di orrore. Un attimo dopo però la donna sollevò da entrambi i piedi ed io ero ancora li, vivo ed intatto. Mi guardai le mani e poi mi voltai verso le gambe, erano tutte intere a quel punto udii nuovamente Maria urlare di scappare e di mettermi in salvo.
“Fosse facile!” pensai. Mi voltai verso i piedi enormi della madre di Maria , posati ai miei lati e capii perché ero ancora vivo: grazie alle scanalature orizzontali e verticali della suola delle sue calzature, che essendo poco consumate (dato che le usava solo a casa) mi avevano lasciato lo spazio necessario per sopravvivere. Mi alzai subito in piedi e presi a correre verso il mobile, sentendo il cuore battermi all’impazzata. Ne michela ne nessun’altra mi aveva fatto vivere un’esperienza simile, mai ero stato così vicino alla morte ed ero terrorizzato.
<< Sei dura a morire eh!>> esclamò la signora Carla mentre si sfilava un sandalo e lo afferrava in mano. Mi voltai per controllare cosa facesse un attimo prima che la sua ciabatta si schiantasse qualche centimetro alle mie spalle facendomi volare in avanti. Ruzzolai su me stesso sul duro pavimento e quando mi rimisi in piedi la madre della mia ragazza era già su di me, con una ciabatta in mano ed il piede nudo posato a pochi centimetri da me, con le dita divaricate sul pavimento. La donna sollevò il piede scalzo e lo fece scendere su di me, guardandomi con quell’espressione del viso infastidita che mi fece sentire perso. Sentii la pelle calda e soffice del suo avanpiede ricoprirmi , pensai che da un momento all’altro la pressione sarebbe aumentata e che io sarei morto. Ormai il mio viso era affondato nella pianta del piede della donna quando lei risollevò la sua estremità e mi guardò, per vedere se ero morto. Io pensai di sfruttare quell’occasione per scappare e appena ripresi a correre la donna esclamò:
<< E che cavolo sei!>> e questa volta allungò nuovamente il piede scalzo sopra di me, ma sta volta l’inclinò dalla parte del tallone, per schiacciarmi con quello. Capii che questa colta non avrei avuto scampo e così corsi talmente veloce che il tallonedella donna si posò di nuovo alle mie spalle; questa volta però il resto del piede era ancora sopra di me, così continuai a correre mentre il piede scendeva sui di me, alla fine mi ritrovai tra l’alluce ed il secondo dito: me l’ero cavata anche quella volta. No! la donna strinse subito le due dita e mi intrappolò tra di esse.
<< eccoti qui!>> esclamò mentre mi stringeva dalla vita in giù tra i suoi polpastrelli. Cercai di divaricare quella morsa spingendomi a sinistra sull’unghia del suo alluce e a destra sulla pelle del dito, senza nessun risultato. Guardai davanti a me e vidi che ero a pochi metri dal mobile Maria mi osservava con le lacrime agli occhi e le mani sulla bocca.
La signora Carla si sfilò anche l’altro sandalo e portò l’altro piede perpendicolare sopra di me, propendendo l’alluce e facendolo scendere verso di me: voleva schiacciarmi tra le sue dita; sotto il polpastrello dell’alluce.
<< vediamo adesso come fai !>> disse ad alta voce, pregustandosi il momento in cui il suo dito avrebbe sentito lo scricchiolio del mio corpicino (che lei pensava appartenesse ad una formica). Fu a quel punto che su di me si lanciò Maria, mi strinse a se e cercò di liberarmi dalla morsa del piede della madre, mostrando un coraggio incredibile. La signora Carla si fermò osservado quella scena e alla fine allentò la presa delle dita del suo piede e mi permise di scappare. Ci vide scappare sotto il mobile e solo a quel punto, perplessa, si chinò e guardò sotto di esso.
<< Maria! Riccardo!>> esclamò vedendoci stringerci l’uno all’altra, affannatti e atterriti dalla situazione.
<< Mammamia! Non ditemi che stavo per schiacciarvi!>>
<< L’hai schiacciato povrerino!>> esclamò Maria.
<< Oddio come siete piccoli! Ma che vi è successo!>>
allungò la mano sotto il mobile per afferrarci ma sia io che Maria indietreggiammo istintivamente:
<<ma che fate! Venite ! li sotto è tutto sporco! Non vi farò del male!>> ci lasciammo prendere tra le dita della sua mano e quella gigantessa spietata e violenta che aveva cercato di schiacciarmi si rivelò essere delicate e attenta. Infatti ci tenne nella mano fino a posarci sulla scrivania e a quel punto si chinò, per stare con il viso davanti a noi.
Ci scrutò con i grandi occhi celesti e poi soffermò lo sguardo su di me, mi guardò in viso e poi abbasso lo sguardo dicendomi :
<<scusami tanto Riccardo!non so come potermi fare perdonare da te! devo averti terrorizzato e anche ferito! Non posso pensare che ti ho addirittura calpestato sotto i miei piedi, volevo schiacciarti!pensa se ci fossi riuscita, mio dio! Perdonami davvero…>>
feci cenno che non c’era problema, poi caddi sulle ginocchia e mi lasciai sorreggere da Maria. L’adrenalina…
Continua...
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