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Laura

Part I sent by Mick and uploaded on data 13/February/2003 22:36:03


Alfred Fry non riusciva acredere ai propri occhi. Era appena rincasato dal lavoro, comeogni sera: entrato nel salotto fu accolto dal solito saluto dellamoglie venticinquenne Laura, che però non era più la solita. Lasua voce era più forte e profonda di quella che conosceva daormai quattro anni. Nell'istante in cui la vide Alfred fu quasicolto da uno svenimento: Laura era più grande, era alta all'incircatre metri e se ne stava seduta sul pavimento con aria a dir pocodivertita. "Ciao, Al. Sì, sono io perché fai quella faccia?Ha ha ha ha ha." Il suo povero maritino non riusciva aspiccicare una sola parola di senso compiuto. "L'ho scopertooggi mentre facevo le pulizie: mi sono accorta che riuscivo araggiungere i posti più alti senza alcuna difficoltà.Concentrandomi riesco a modificare le dimensioni del mio corpo:incredibile, no?". Al si stava riprendendo, seppurlentamente. "Ma riesci a ritornare...normale?". "Sì,quello sì, ho già provato. Ma bisogna aspettare qualche minuto"."E adesso che si fa?". Per tutta risposta, la mogliecominciò a denudarsi "Penso che se aspettiamo un po' acenare...". Al, che continuava a rimanere sulla soglia delsalotto, fu raggiunto dalle mani più grandi che lo avessero maitoccato, spogliato e attirato a sé dalla moglie. Fecero sesso.Era un rapporto strano, ad Al sembrava di essere un bambino,completamente in balia dei desideri di Laura, che sembrava goderequanto non aveva mai goduto in vita sua. Un paio d'ore dopo, ladonna aveva assunto l'aspetto consueto, tanto che Alfred si sentìtranquillizzato per il resto della serata. "Quello che nonriesco proprio a capire è perché anche i miei vestiti cambianodimensione assieme a me". "Fosse quella l'unica cosamisteriosa!", pensò Al.

Quella notte Al non chiuseocchio: la moglie stava dormendo saporitamente accanto a lui chenon riusciva a darsi pace. "Possibile...bisognerà indagaremeglio sul fenomeno". Il segreto, nei giorni successiviriuscì a rimanere all'interno delle mura domestiche. Laura,aveva continuato gli esperimenti su se stessa: a volte, con unintenso sforzo di concentrazione, riusciva perfino ad arrivare adun'altezza di quattro metri. Nei rapporti con suo maritopreferiva sempre essere più grande di lui, diceva di sentirsi piùa suo agio e di avere una maggiore sensibilità. Era aumentatovistosamente anche il suo desiderio: il marito non faceva a tempoad entrare del tutto in casa che già veniva catturato dallamoglie amazzone. Ad Al non dispiaceva per niente quellasituazione, solamente avrebbe voluto controllarla. Un sabato diluglio decise di portare Laura in un luogo appartato perverificare con più precisione le potenzialità della moglie. Sirecarono in macchina in un paesino fantasma ai margini deldeserto californiano. Nessuno avrebbe potuto spiarli. "Laura,concentrati bene e ingrandisciti più che puoi...". Lagiovane donna si allontanò di qualche passo dal marito, siaccovacciò e stette lì per alcuni minuti in attesa che qualcosaavvenisse. Finalmente l'uomo vide che il corpo della moglie stavacominciando a cambiare: in modo lento, ma regolare, stavacrescendo, sempre di più... Laura aveva gli occhi chiusi per l'intensitàdello sforzo, si capiva che ce la stava mettendo tutta peraccontentare il marito. La crescita si arrestò bruscamente: sialzò in piedi esclamando soddisfatta: "Che te ne pare?".Il marito a bocca aperta stava contemplando il suo corpo altocirca sette metri. Laura era una donna di corporatura media,capelli biondi e corti e occhi castani. Non era di una bellezzastraordinaria, ma nel complesso era attraente. Vista da questanuova prospettiva poi... "Niente male...davvero niente male.Prova a sollevare la macchina". Chinandosi a terra, Laurasoddisfece la sua richiesta senza alcuna difficoltà: la suaforza cresceva in proporzione alle sue dimensioni. Si sentivaparticolarmente bene, con quella taglia, fece un giretto per ilpaese in cerca di qualche altro grosso oggetto con cuigiocherellare. Il marito era al colmo dell'eccitazione: in luistava già maturando l'idea di presentare al mondo quel fenomeno,si potevano ricavare dei quattrini, raggiungere la notorietà ecc...Prima che Laura tornasse alle dimensioni normali, dovetteroattendere l'oscurità: durante il viaggio di ritorno non feceroaltro che parlare del passo successivo da compiere. Secondo ilprogetto di Alfred, la moglie si sarebbe dovuta ingrandire, ilmartedì successivo, in mezzo alla città, così, a sorpresa, pervedere le reazioni della gente di fronte a lei. Laura eratitubante, avrebbe preferito mantenere il segreto. "E se poimi sparano? E se poi mi rinchiudono per quindici anni in unlaboratorio a studiarmi?" Per quanto riguardava la primadifficoltà, Laura si era accorta che, una volta ingrandita, eracome se fosse invulnerabile: non era in grado di procurarsi ilbenché minimo graffio con qualsiasi strumento, nemmeno volendo.Per il secondo dubbio, le difficoltà rimanevano. Alla fine ilmarito la convinse "Dai, che vuoi che sia, ti ingrandisci,ti fai una passeggiatina per la città, guardi le vetrine dall'altoe intanto vedi che cosa succede. In ogni caso nessuno puòrinchiuderti se tu non vuoi: siamo in un paese libero".

Era arrivato il grandegiorno: Al e Laura avevano raggiunto il centro della metropoli giàalle otto del mattino, pronti per il loro improvvisato show.Laura era alquanto agitata, aveva ripassato il programma con ilmarito già tre volte quella mattina: si sarebbe ingrandita,avrebbe passeggiato per la città lungo il percorso prestabilito,dando qualche dimostrazione della sua nuova forza. Si auguravacaldamente di non fare danni. "Coraggio, andrà tutto bene,sii più rilassata. Ah, e un'altra cosa...forse è meglio se titogli le scarpe, non vorrei che si rovinasse il manto stradale".Vestita con una maglietta bianca, un paio di jeans e a piedi nudi,Laura si preparava, ai margini della strada, ad entrare in scena.Dopo il bacio del marito, iniziò la fase di concentrazione. Giàdai primi istanti capì che le cose non stavano andando come siaspettava, sentiva dentro di sé un'energia di molto superiore aquella che aveva provato le altre volte. Chissà, forse era l'agitazione.Raggiunse i sette metri previsti e si portò al centro dellastrada come da copione. Ma l'energia che aveva dentro di sé nonera ancora esaurita ed anzi stava premendo per uscire. Laura sioppose ad essa con tutte le sue forze, ma inutilmente. Un fiumein piena straripò dentro il suo corpo propagando l'impeto intutte le membra: tenendo gli occhi chiusi si sentì crescere adismisura, più di quanto avesse mai potuto immaginare. Dopopochi istanti la pace ritornò all'interno del suo organismo: aprìgli occhi e fu quasi colta da un senso di vertigine: avevasuperato in altezza i palazzi che la circondavano, a occhio ecroce doveva essere alta più di settanta metri. Tutti i pianierano saltati: si chiese che cosa avrebbe potuto fare in quellasituazione. Guardò a terra: le macchine sembravano deigiocattolini lunghi una decina di centimetri, le persone eranoalte solamente quattro centimetri in confronto a lei. L'asfaltodella strada si era sbriciolato sotto i suoi piedi: lunghe crepesi diramavano in tutte le direzioni per alcuni metri. La cosamigliore da fare era rimanere ferma immobile in quella situazionefinché le sue dimensioni non fossero diventate tali dapermetterle di spostarsi senza provocare danni a nessuno. Ma lavoglia di effettuare lo stesso il giro programmato era tanta, edin quel momento non era sicura che sarebbe riuscita a dominarequel desiderio per molto tempo.

La gente per strada si eraaccorta della colossale bionda che era cresciuta dal nulla inmezzo ai palazzi. "Che cazzo è?", "Papà, papà,è un ologramma quello?", "Sì, può darsi, sarà unatrovata pubblicitaria". Sulle prime quella donna gigantescanon aveva suscitato alcun tipo di allarmismo nei passanti, oalmeno in quelli che si trovavano a qualche distanza da lei:essendosi materializzata così in fretta e silenziosamente,gonfiandosi come un pallone, non poteva essere di certo qualcosadi "reale". Alfred Fry, dietro i talloni della moglie,invece era fuori di sé; ora sì era in mezzo ai guai, Lauraaveva decisamente esagerato. Si consolò del fatto che la giovanedonna coscienziosamente era rimasta ferma dove si trovava, ma lastrada era sfondata sotto il suo dolce peso di 4.500 tonnellate epresto sarebbe scoppiato un bel casino. Il taxi che si erafermato davanti al piede sinistro di Laura non sembrava gradireil fatto che la strada fosse interamente bloccata e per questocominciò a strombazzare insistentemente. Al sperò invano chequesto non avrebbe attirato troppo l'attenzione della moglie, cheinvece piantò il suo sguardo sul minuscolo seccatore: dopo losgomento iniziale, nei suoi occhi stava iniziando a brillare unaluce nuova. Alfred gridò: "Laura, ti prego, no!!!".Invano: vide il ginocchio sinistro della gigantessa piegarsilentamente in avanti, il tallone si sollevò da terra: al colmodel terrore il conducente, ancora attaccato al clacson, osservòimpotente la gigantesca pianta discendere su di lui. Con un tonfosordo, la vile macchina gialla terminò la sua esistenza sotto ilpiedone di Laura, schiacciato senza pietà in un ammasso informedi metallo all'interno di una gigantesca orma sull'asfalto. In unraggio di alcune centinaia di metri, la gente stava cominciando aprendere coscienza del fatto che forse quella donna smisurataavrebbe rappresentato un bel problema per la loro esistenza.

Laura era estremamentecombattuta: si rendeva perfettamente conto della sua nuova forzafisica e della minaccia che poteva rappresentare per migliaia dipersone inermi e tuttavia aveva una voglia matta di provare...Aveva calpestato il taxi quasi senza volerlo: era stato tuttotroppo facile, oltre che estremamente piacevole: sentire ifinestrini andare in frantumi al primo contatto con la sua spessapelle e la carcassa metallica gemere sotto il suo soverchiantepeso per poi soccombere senza opporre più alcuna resistenzamentre anche l'asfalto veniva sbriciolato sotto di lei. Sitrattava di qualcosa che avrebbe voluto riprovare. Puntò losguardo sull'auto bianca davanti al suo piede destro: ilconducente ebbe appena il tempo di saltare fuori dal veicoloprima che questo venisse spiaccicato con la massima facilitàdalla gigantessa. "Fantastico, bellissimo, meraviglioso",pensava Laura, che già si chiedeva se era il caso di continuareil suo nuovo gioco. Senz'altro sì: "Cosa vuoi che sia sedistruggo, mettiamo, dieci automobili? In fin dei conti stoeffettuando dei crash test al fine di migliorare la sicurezzastradale, ha ha ha", pensò tra sé e sé; il piede sinistrosi staccò dai rottami del primo taxi per andare a posarsicomodamente su quelli della vettura immediatamente successiva epoi ancora avanti con la cadenza di una macchina ad ogni passo.

Il panico non tardò adiffondersi sia tra la gente in strada, sia tra coloro che sitrovavano all'interno degli edifici. La passeggiata dellagigantessa stava producendo delle forti vibrazioni benpercepibili all'interno dei palazzi più alti anche a chilometridi distanza. Le persone nelle auto immediatamente davanti a Laurascendevano impazzite per tentare di rifugiarsi in qualcheedificio: lì per il momento erano al sicuro. Non tutti peròriuscivano a vedere la causa del pandemonio che si stavascatenando e non riuscivano a capire l'origine delle esplosioni edelle vibrazioni che avvertivano distintamente e si riversavanoin strada a frotte. Al era rimasto impietrito nel luogo dove sitrovava in precedenza: la macchina fotografica che dovevaservirgli per documentare la passeggiata dimostrativa dellamoglie gli era scivolata di mano senza che lui se ne accorgesse,ipnotizzato dal movimento ritmico dei talloni della moglie che sialzavano ed abbassavano allontanandosi da lui. Si chiedeva chi oche cosa avrebbe potuto fermare la gigantessa che lui stessoaveva contribuito a creare e fino a che punto si sarebbe spintoil suo desiderio di distruzione.

Laura aveva ormai stampatosull'asfalto ben più delle dieci macchine che si era prefissata:aveva esaurito le auto incolonnate davanti a lei ed era quindipassata a quelle parcheggiate accanto alla strada; non era saziadi quella sua nuova attività così divertente e rilassante.Doveva ricordarsi di consigliare il "traffic jam", cosìavrebbe potuto chiamarlo, alle sue amiche. Questo pensiero fuinterrotto da una sirena della polizia che riusciva a sentiredebolmente tra il rumore dei suoi passi. Era la polizia: l'autosvoltò verso di lei all'incrocio distante circa duecento metrida dove si trovava e si avvicinò cautamente alla gigantessa.Laura avrebbe voluto fermarsi, avrebbe dovuto cercare unagiustificazione per il casino che stava combinando e trovare unasoluzione per uscire dalla città nel modo più semplice edinnocuo possibile. Ma non riuscì ad arrestare il suo piede chespiaccicò la macchina e i due poliziotti dentro. Era diventatopiù forte di lei, si accorgeva ormai che non le era piùpossibile opporsi all'imperativo categorico di distruggere tuttociò che fosse inferiore a lei, e cioè tutto. Mentre contemplavala patacca di metallo chiazzata di rosso che fino a pochi istantiprima aveva la forma di auto della polizia, fu raggiunta da unaspecie di lieve puntura al collo, subito seguita da un'altra. Eradovuta ad un uomo che, fermo in mezzo alla strada, le stavasparando contro con una pistola. Sia chiaro: quei colpi nonpotevano in alcun modo infastidirla. Ma non poteva tollerare l'affrontorecato da quel verme insolente. In due passi fu su di lui: ilmeschinello tentò di fuggire, non rendendosi conto di essere digran lunga troppo lento per la possibilità di movimento di Laura.Il suo corpo ricevette lo stesso trattamento di un mozzicone disigaretta sotto il calcagno della gigantessa. Per il momento ilsuo dominio non poteva essere messo in alcun modo in discussione.

Al comando di polizia, all'altrocapo della città rispetto a dove si trovava Laura, la situazioneera quanto mai critica. Da alcuni minuti si era materializzatauna incredibile visitatrice che, si diceva, era alta più disettanta metri e si divertiva a schiacciare le auto sotto i piedi.La cosa era ovviamente incredibile, ma il numero di telefonateche stavano arrivando era semplicemente impressionante. Fumandata una pattuglia a controllare, ma da quella non si seppenulla. Finalmente, dalle telecamere fisse sulle strade prima e daun elicottero poi, cominciarono ad arrivare le prime immagini delproblema che era, evidentemente, di notevole entità. Che fare?Furono predisposti dei posti di blocco lungo le vie vicine a dovesi trovava la gigantessa in quel momento, ma non c'erano moltimotivi per ritenere che sarebbero stati efficaci per fermarla.Sicuramente il caso doveva passare all'attenzione dei militari.Intanto il panico si stava diffondendo rapidamente in città edall'interno dello stesso centro di polizia. Regnava l'incredulitàtra gli impiegati e i funzionari di polizia, alcuni sospettavanoun sabotaggio ai sistemi informatici da parte degli hackers:quelle immagini non potevano essere reali. Ma le voci chearrivavano dall'esterno erano inequivocabili: "Cazzo, èenorme, sta schiacciando tutto..." Incomprensibilmente, unaddetto ai videoterminali cominciò a masturbarsi davanti alloschermo che trasmetteva la distruzione portata dalla biondagigantessa...

Constatata l'impossibilitàdi dominare i propri appetiti distruttivi, Laura decise diabbandonarvisi del tutto. Era giunta ad un incrocio: con unastrada molto trafficata... Contemplò per un istante la distesadi auto distribuite caoticamente davanti a lei: il traffico eraimpazzito a causa della sua presenza: gli uomini scendevano dallemacchine per correre all'impazzata in tutte le direzioni. Alcunirestavano impietriti a guardare la colossale donna. Laura sisentiva come una ragazzina che aveva a disposizione un'interacittà giocattolo e che poteva disporre a proprio piacimento ditutti quei meravigliosi balocchi. Con un salto a piedi pari feceil proprio ingresso sulla via di comunicazione che le stavadavanti, scuotendo ogni singolo edifico fin dalle fondamenta eannientando qualsiasi cosa si trovasse nel luogo dell'impatto.Niente poteva contrastarla! Decise di sondare il contenuto deinegozi che si affacciavano sulla via: lo fece con le dita deipiedi, che facilmente infrangevano le vetrine e rovistavanobrutalmente all'interno dei locali. Particolarmente interessantefu una gioielleria: riuscì ad estrarre in strada il contenuto didiversi banchi, assieme ad una commessa rimasta intrappolatasotto le sue dita che, approfittando dell'inaudita graziaconcessale dalla gigantessa, riuscì a correre via. Quindi Laurariprese a camminare lungo la strada, calpestando avidamente lemacchine lì sparpagliate. Si imbatté in un'auto scura blindata,evidentemente di proprietà di qualche pezzo grosso, che tentavafaticosamente di farsi strada tra le macchine abbandonate eincidentate. Chiunque fosse stato al suo interno, eracompletamente in balia della gigantessa. "Ti schiaccio o nonti schiaccio?", pensò Laura, che concluse "Mi dispiace,la legge è uguale per tutti". Posò con delicatezza ilpiede destro sopra l'auto blu in modo da arrestarla. L'autistacercò di divincolarsi dalla morsa letale, ma la pressione erasoverchiante. Sentire la macchina accelerare all'impazzata e leruote stridere contro l'asfalto eccitò ancora di più la furiadi Laura, che scaricò a terra tutto il proprio peso. L'auto fuspiaccicata a terra così come le altre; solo, notò lagigantessa "Quella era un po' più croccante". Quindiriprese il proprio cammino.

Mark Wheaver era unpoliziotto in servizio in quell'infausto giorno. Aveva ricevutoistruzioni da parte della centrale di creare una sorta di postodi blocco lungo una delle principali arterie di comunicazionedella città per tentare di fermare il mostro che stava dilagandoa pochi isolati di distanza da lui. Come avrebbe fatto, non losapeva né lui, né i suoi nove colleghi che lo attorniavano inquel momento. La radio delle auto gracchiava voci concitate daparte dei poliziotti che ne stavano osservando i movimenti dall'elicottero.Mark, comunque, poteva distinguere perfettamente la figura dellagigantessa ergersi al di sopra dei palazzi del quartiere, altiuna decina di piani. In quel momento stava percorrendo una viaperpendicolare a quella in cui si trovava, presto sarebbearrivata all'incrocio lì davanti...infatti irruppero sulla scenadue enormi piedi nudi che sbucavano da un altrettanto enorme paiodi jeans. Sventuratamente per lui, quei piedi gli stavano venendoincontro. La giovane donna stava camminando proprio al centrodella strada, calpestando con noncuranza tutto ciò che vi sitrovava. Quindi notò le cinque auto della polizia poco davanti alei e un cinico sorriso le si dipinse sul volto. Compì i pochipassi che la separavano dai poliziotti e quindi si fermò propriodavanti a loro, sovrastandoli con la sua immensa mole, con lemani sui fianchi e un'espressione corrucciata che esprimeva"Cosa potranno mai fare questi microbi?". Un agente,con un megafono, tentò di intimare (supplicare?) la gigantessadi interrompere la strage, ma questa non lo degnò della minimaattenzione, preoccupata solo di ottenere il maggior divertimentopossibile da quell'incontro.

Laura raccolse da terra unadelle cinque auto, mentre su di lei veniva aperto il fuoco. Rigiròil giocattolo nelle mani e poi, con estrema facilità, prese astaccare le ruote e gli sportelli del mezzo lanciandoli aipoliziotti più di settanta metri sotto di lei. Non riuscì acolpire nessuno. Strinse il pugno attorno a ciò che restava dell'autocreando una palla compatta di metallo con la quale riuscì acolpire un agente, maciullandolo completamente. Gli altri noveresistevano stoicamente nelle loro posizioni, continuando aspararle contro quelle ridicole pallottole. "Che fastidio,peggio delle zanzare..."; Laura sollevò il piede sinistroal di sopra di loro, abbassandolo lentamente: ad uno ad uno ipoliziotti si diedero alla fuga a gambe levate, lasciando lequattro auto rimaste alla creatività distruttiva della potentegigantessa. La prima fu raggiunta dal suo alluce che sfondò ilparabrezza e andò ad incastrarsi all'interno dell'abitacolo.Calciando il piede in avanti, Laura scagliò l'auto in aria,mandandola a schiantarsi contro la facciata di un edificio.Quindi divaricò al massimo le dita del piede destro sopra un'altramacchina, andando poi a contrarle con tutta la forza contro leesili strutture metalliche che furono devastate con la massimaefficienza e facilità. Ne rimanevano due. Laura volevaconcludere il suo incontro con la polizia in maniera eclatante:sarebbe stato bello far esplodere sotto i suoi piedi quelle duevili autovetture, come già era capitato a molti altri veicoliche aveva calpestato. Avrebbe dovuto far fuoriuscire la benzinadal serbatoio e sperare che andasse a contatto con qualche parteincandescente. Caricò il tallone destro sopra la prima e loscagliò a terra con tutta la sua potenza sulla parte posterioredella macchina, distruggendola completamente e creando unprofondo cratere sulla strada, ma senza deflagrazioni. Nonrestava che l'ultima: notò che aveva i lampeggianti accesi...forselo era anche il motore... Questa volta, con sua grandesoddisfazione, la macchinina fece BUM sotto il suo graziosopiedino, accendendosi come uno zolfanello. Esaurita dunque lapratica delle forze dell'ordine, Laura proseguì il suo giro. Ilcomando di polizia, vista tutta la scena grazie alle telecameredegli elicotteri, ordinò a tutte le pattuglie di rimuovere ogniposto di blocco e di tentare di dare un minimo di ordine allafiumana di profughi che si accingeva a lasciare la città.

Alfred continuava a vagarein preda al panico e alla disperazione per le vie della città,seguendo la scia dei rottami lasciati sulle strade dalla propriamogliettina, che lo aveva oramai distanziato di oltre unchilometro. Riusciva comunque a sentire le scosse sismichecadenzate dovute ai suoi passi. Ad un certo punto questicessarono ed iniziarono ad echeggiare nell'aria dei colpi dialtro tipo. Sollevò lo sguardo e vide che uno dei più altigrattacieli della città stava rovinando a terra...

Laura aveva scoperto ilpiacere di distruggere gli edifici per caso, quando eratransitata su una strada al di sotto della quale si trovavano deilocali sotterranei. Ovviamente la volta di questi aveva cedutosotto il piede della gigantessa che, perdendo l'equilibrio, eracaduta addosso ad un edificio, sventrandolo completamente.Rialzatasi, decise di testare la propria forza contro ungrattacielo alto il doppio di lei. Con una serie di pugni e calci,ebbe in breve tempo ragione della struttura metallica dell'edificioche le franò praticamente addosso. Voleva verificare se era ingrado di passare attraverso un intero palazzo lasciando l'improntadella propria figura, come aveva visto nel film Godzilla. A pochecentinaia di metri da lei, scorse una costruzionesufficientemente alta e larga da permettere il suo passaggio. Inpochi istanti raggiunse il piazzale antistante, non curandosidella folla di curiosi che si era lì radunata per guardare ilfenomeno del giorno e che non aveva calcolato con quale velocitàsi potesse spostare la gigantessa. Laura lanciò uno sguardo all'internodel palazzo, notando le figure degli impiegatucci terrorizzatiche si chiedevano quali fossero le intenzioni della straordinariavisitatrice. Lo avrebbero capito ben presto. Un elicottero si levòin volo dal tetto; appena in tempo... Scorrendo con il dito sullasuperficie vetrata del palazzo, disegnò l'impronta del buco cheavrebbe dovuto fare. Quindi, con una poderosa ginocchiata iniziòad aprirsi il varco all'interno dell'edificio, scavando alcontempo con le mani davanti alla faccia rimuovendo le travi d'acciaioche si contorcevano come teneri ramoscelli sotto l'azione deisuoi arti. Precipitavano a terra le macerie dei piani divelti,frammiste a cose e persone, e queste venivano ben pressate sottoi suoi piedi incessantemente al lavoro. Non era nemmeno passatoun minuto dall'inizio dell'opera quando Laura sbucò dall'altraparte. Fece alcuni passi in avanti e si voltò per vedere il suolavoro: il varco aveva una forma estremamente irregolare...avevasperato di compiere qualcosa di meglio, pazienza, il prossimosarebbe stato migliore...

Le immagini della spaventosagigantessa riprese dagli elicotteri avevano iniziato a fare ilgiro degli Stati Uniti e di tutto il mondo già pochissimi minutidopo la sua comparsa. Dopo un'ora la giovane donna aveva uccisogià migliaia di persone inermi e distrutto una buona parte delcentro degli affari, da cui uscivano fiumane di persone disperateche tentavano di guadagnare la salvezza. Vista l'impossibilitàda parte della polizia di controllare il fenomeno, il casosarebbe ovviamente passato in mano all'esercito. Entro due oresarebbe stato organizzato un attacco sia aereo che terrestre.Impensabile, almeno per il momento, l'utilizzo delle arminucleari, c'era il rischio di sterminare dei civili innocenti chesicuramente non avrebbero fatto a tempo ad evacuare la città.

Nel suo giro turistico delcentro della città, Laura aveva oramai distrutto quasi tutto ciòche si poteva distruggere ed era rimasto ben poco di divertentenel centro; in quel momento stava percorrendo le strade quasideserte della periferia. Fu attratta da un treno che passavapoche centinaia di metri distante dal luogo in cui si trovava.Era un treno merci, ma i suoi carri erano stipati fino all'inverosimiledi gente che stava uscendo dalla città. Oramai quello le erasfuggito, forse in stazione ce n'erano altri... Raggiunse inpochi passi la linea: con la massima facilità riusciva asvellere e ad attorcigliare con le mani le rotaie; la stazioneera un paio di chilometri davanti a lei. Coperta la brevissimadistanza, Laura trovò ad attenderla tre fantastici treninigiocattolo. Impossibile resistere alla tentazione: si accovacciò,afferrò il locomotore del primo e tentò di sollevare in aria l'interoconvoglio, ma con suo grande disappunto la lunga fila di vagonisi spezzò: i ganci non erano in grado di sostenere l'intero pesodel treno. Provò con gli altri due, ma questi subirono la stessasorte: tutto era così maledettamente fragile! Stizzita come unabambina viziata, Laura iniziò a distruggere con una foga maivista prima tutte le strutture della stazione che la circondavano:la larga pensilina aveva per lei la consistenza di un largofoglio di carta stagnola ed anche l'edificio principale potevafare ben poco per opporsi ai suoi colpi. In due minuti avevafinito. Erano trascorse quasi due ore dal momento in cui si eraingigantita e, nonostante il suo corpo non mostrasse minimamentei segni della distruzione, si sentiva sfinita. Si distese sulvasto piazzale davanti alla ex-stazione addormentandosi al primocontatto con l'asfalto.

Finalmente il mostro si eraaddormentato! Il sonno di Laura fu una manna dal cielo per lepersone che dovevano ancora allontanarsi dalla città. Le forzedi polizia poterono ritornare a coordinare le operazioni dievacuazione della zona: presto sarebbe arrivato l'esercito cheavrebbe potuto agire liberamente senza nuocere ai civili.Tuttavia la polizia non riuscì ad impedire che si radunasse unapiccola folla di curiosi, di fotografi in cerca di ripresesensazionale e di pazzi nelle vicinanze del corpo dellagigantessa che continuava a dormire profondamente, per nulladisturbata dai megafoni della polizia che intimavano diallontanarsi dal quartiere e preannunciavano l'inizio delleoperazioni militari. Oramai l'attacco era imminente: i carriarmati erano già alle porte della città e gli aerei già eranoin vista dell'obiettivo. L'ordine era quello di attaccare senzapietà, anche se per il momento la gigantessa sembravainoffensiva: non potevano assolutamente permettere che questa sirisvegliasse per trasferirsi verso un'altra città. I cacciaerano in formazione: entro pochi secondi avrebbero dovutosganciare il loro carico di tritolo sulla giovane donna sdraiatanel largo spiazzo tra le macerie. Fuoco! Gli aerei inviarono unascarica iniziale di bombe rivolte verso l'addome della gigantessa,probabilmente il punto più vulnerabile e si preparavano a virareper una seconda tornata. Completata la manovra, i piloti viderocon sorpresa mista a disperazione che il primo bombardamento nonaveva sortito gli effetti desiderati: la gigantessa si erarialzata con aria frastornata: la sua maglietta non recava alcunatraccia di sangue: l'unico effetto visibile era una vasta chiazzagrigiastra dovuta probabilmente ai frammenti dei proiettiliesplosi. Eseguirono un secondo passaggio, questa volta tenendosiad una certa distanza perché il loro nemico aveva cominciato asmanacciare cercando di colpirli. Anche la seconda incursione nonriuscì a scalfire la morbida pelle di Laura. La situazione sistava complicando.

Laura non aveva avuto un belrisveglio. Scossa dall'esplosione avvenuta sopra la sua pancia,la gigantessa balzò in piedi per rendersi conto di ciò chestava accadendo. Notò gli aerei che stavano virando poco lontanoda lei: saranno stati una quindicina, grandi come rondini inconfronto a lei. Stavano tornando alla carica; questa volta imissili lanciati furono diretti contro la sua faccia. Anche inquesto caso le procurarono solamente un certo fastidio che sisommava all'irritazione che provava per non poter prendere queipiccoli bastardi e far vedere loro... Idea! Lo spiazzo in cui sitrovava era circondato da alcuni edifici di modeste dimensioni,sui quali erano saliti alcuni fotoreporter per avere una migliorevista sulla scena della battaglia. Incurante di questo, con un'immanepedata ne polverizzò completamente uno e raccolse una manciatadi macerie. Gli aerei stavano tornando su di lei per una terzaincursione: questa volta avrebbero avuto una sgradevole sorpresa.Infatti Laura scagliò contro di loro le macerie che sisparpagliarono in aria in una nuvola di vaste dimensioni propriodavanti ai velivoli che stavano sopraggiungendo. L'impatto con icalcinacci ed il ferro della costruzione appena distrutta fufatale per ben dieci aerei su quindici che esplosero in ariaoppure, essendosi intasate le prese d'aria del motore, andarono aprecipitare ai piedi della gigantessa. I rimanenti aereicontinuarono a sorvolare la zona indecisi sul da farsi. Lauraannientò un altro edificio, lasciando intendere di essere prontaper ripetere l'operazione. I caccia decisero quindi che erameglio ritirarsi. Solo allora notò la colonna di carri armatiche si stava dirigendo verso di lei. Era troppo galvanizzata dalfacile successo ottenuto sull'aeronautica per temere qualcosa daquelle goffe talpe di metallo. Erano distanti da lei ancoracinquecento metri quando cominciarono ad aprire il fuoco: nessuneffetto, come oramai era abituata. Era assolutamenteinvulnerabile. Poteva dunque permettersi di affrontare il nemicocon la massima calma, ben conscia della sua indiscutibilesuperiorità. Si avvicinò al primo dei carri armati, ne confrontòle dimensioni con quelle del suo piede: il mezzo corazzato potevaessere coperto abbondantemente dalla sua estremità. Non dovevafare altro che trasferire su di essa il proprio peso. Con ungradevolissimo (per lei) stridore di metallo e con una forteesplosione, il carro armato terminò la propria esistenza,annientato dall'insostenibile pressione. Altri venti mezzicorazzati subirono la stessa misera sorte: incredibile, lapotenza dell'esercito più forte del mondo ridicolizzata da unadonna disarmata e scalza. I soldati dei carri armati ancoralasciati intatti uscivano come formiche impazzite per cercare dievitare la fine. Laura intimò loro di prostrarsi ai suoi piedi edi riconoscerla come unica loro imperatrice. Obbedirono.

Il gesto dei soldatisuperstiti fu ripreso e mandato in onda da tutte le televisionidel mondo. Moltissimi altri uomini avrebbero dovuto ripeterlo neigiorni seguenti. I tempi sarebbero cambiati, su tutto il pianeta.Alle quattro del pomeriggio, Laura stava uscendo dalla cittàdiretta verso il mare. Dopo una guerra così lunga e faticosa, edi fronte all'impegno di governare miliardi di persone, di certosi meritava un po' di relax...

Fine.






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