La scelta
Part IV sent by Jryan^ and uploaded on data 15/February/2003 21:30:19
Il tempo passò rapido. Settembre arrivòcon il suo freddio profumo d'autunno e con le prime nuvole. Io eGiusy avevamo passato più di tre settimane in una situazione dipace perpetua; le giornate erano ben organizzate e rilassanti epotevamo sentirci sicuri tra le mani della bellissima Vanessa.Sicuramente avevamo raggiunto un equilibrio e riuscivamo apassare le giornate in tutta armonia. Certo, per arrivare a unrisultato tale ce ne è voluto di tempo, di incidenti e di bellepunizioni, ma già dalla seconda settimana nelle dimensioni di uninsetto , alto meno di 4 centimetri, la vita era diventataregolata e piacevole. La mattina accadeva spesso che labellissima Gigantessa ci portasse in spiaggia con lei ; cisistemava su un asciugamano accanto al suo e si metteva aprendere il sole tranquillamente permettendomi di ammirare il suoimmenso e statuario corpo dorato. Tornavamo a casa qualche minutoprima di mezzogiorno, per evitare il sole più caldo che sarebbepotuto significare per me e la piccola Giusy una graveinsolazione o delle gravi scottature, e Vanessa , dopo averciposato sul tavolo si toglieva il reggi seno e preparava il pranzo.
Nel primo pomeriggio Vanessa si riposavaprima di andare a studiare su nel laboratorio e ce ne stavamo insalotto a guardare la tv fino alle 17 circa; capitava spesso cheVanessa posasse i suoi grandi e stupendi piedi ancora lievementeinsabbiati sul tavolino dove stavamo io e Giusy invitandoci afarle un massaggio; inutile dire che col tempo quelle ore diriposo divennero le mie preferite! Infatti ogni giorno la bellaVanessa mi permetteva di massaggiarle gli enormi piedi, e ioeccitato massaggiavo, mi arrampicavo su quelle stupende estremitàe le riempivo di baci strusciandomici di continuo e solleticandopiacevolmente Vanessa che mi osservava darmi da fare piccolopiccolo tra i suoi piedi con un dolce sorriso sulle labbra. Giusy, mentre io ero occupato nell'adorare la padrona di casa se nestava rannicchiata a guardare serenamente la tv , senza nancheessere più infastidita dall'odore dei piedi di Vanessa. Fusicuramente il grande spirito di adattamento , mio e di Giusy ela gentilezza di Vanessa a permetterci di convivere ottimamenteper molto tempo. Noi sopportavamo spesso lievi umiliazioni eVanessa sui impegnava ad evitare di umiliarci.
Dalle 17 fino all'ora di cena Vanessaandava a studiare e desiderava lasciarci in salotto o in cucina,ma dopo la brutta esperienza passata da me e Giusy un tremendopomeriggio d'incubo nel quale alcune formiche furono sul punto didivorarci, Vanessa ci teneva sul pavimento del laboratorio,restando a piedi nudi e stando attenta a non schiacciarci. Io eGiusy instaurammo uno splendido rapporto di amicizia; parlavamobenissimo del più e del meno e ci stavamo vicini nei momenti disconforto. Se devo essere onesto trovavo Giusy anche molto carinae probabilmente se non fossi stato distratto da una figa gigantedi nome Vanessa , probabilmente tra noi sarebbe potuto nascerequalcosa di più dell'amicizia. La sera, prima di andare a cena,Vanessa si lavava e ci portava con sé nella doccia; non sto adescrivervi che sogno era starsene sulla mensola per le saponettecon la bellissima Vanessa completamente nuda e sensualissima cheoccupava tutto il mio campo visivo! Per lavarci ci prendeva unoad uno e ci passava dolcemente sul suo corpo insaponato per poisciacquarci sotto il tiepido getto d'acqua della doccia erimetterci sulla mensola , dove noi potevamo lavarci piùaccuratamente e riprendere fiato. Fare la doccia era un sognocome il dopo cena: Vanessa infatti , vestitasi elegantemente perandare al ristorante dove ormai andava tutte le sere per lasquisita cucina , aspettava che noi mangiassimo li in cucina equando noi avevamo finito e tutti imbrattati di yogurt ecc. lefacevamo cenno che la cena ci aveva saziato lei prendeva primaGiusy e poi me e con stupenda maestria e delicatezza ci prendevain mano e portatici alla sua bocca iniziava a sferrare avvolgentileccate con la sua gigantesca lingua umida e cal dissimapulendoci, poi ci succhiava e ci con gusto e ci metteva nellaborsa. Al ristorante rimanevamo fino a mezzanotte, io e Giusy cene stavamo nella borsa di Vanessa e lei a volte ci permetteva diassaggiare qualcosa dal suo piatto quando si era assicurata chenon ci fosse nessuno in giro vicino al suo tavolo, sennò il piùdelle volte ci lasciava liberi sotto il tavolo , regalandomi lostupendo spettacolo dei suoi giganteschi piedi smaltati conindosso le scarpe e i sandali più belli che io abbia mai visto,in continuo movimento.
Al relax e al forte erotismo di cui eranocaratterizzate le giornate a casa di Vanessa si aggiunse verso laterza settimana di convivenza anche un malizioso interesse dellagigantessa verso di me: capì probabilmente il grande potenzialenascosto in un piccolo ometto alto 4 centimetri e fortementeattizzato da lei. Così iniziò a divertirsi con me: mistuzzicava con i suoi bei piedi calpestandomi con delicatezza eaccarezzandomi intero sotto le sue dita profumate per poi farmiarrampicare sulle sue gambe , fino alla sua gigantesca e stupendafiga dove io mi iniziavo a strusciare; lei mi aiutava spingendomicon le dita delle sue mani infilandomi anche rischiosamente trale sue labbra umide , poi mi prendeva e mi leccava e mi mettevasul suo seno nudo dove mi iniziava a massaggiare con legigantesche tette , comprimendomi tra esse. Io all'inizio erosorpreso dal comportamento di Vanessa; non potevo credere chequella dea desse proprio a me l'onore di goderla fino in fondo,ma lei mi disse : << Per stare attenta a voi non possonemmeno andare in discoteca e rimorchiarmi qualcuno, quindi ètuo dovere farmi divertire Ricky!>> "Ricky" , cosìmi chiamavano sia Vanessa che Giusy alle quali, per diversimotivi , ero molto simpatico. Io ero soddisfatto del modo in cuila mia personalità si era imposta sulla bellissima dea e lagraziosa cinesina e pensai che probabilmente , se il mio flirtcon Vanessa fosse andato avanti quando ancora ero normale ,probabilmente sarebbe nata una stupenda storia estiva. I beigiorni estivi passarono velocemente. Furono i più bei giornidella mia vita; erano in fondo i giorni che avevo sempre sognatoper tutta la vita e che si erano realizzati; così quando asettembre Vanessa, preparate le valige e chiusa casa riaccese lamacchina per partire e tornare a Firenze e me sembrò la fine diuna bellissima illusione. Mi scontrai con la realtà : ero unuomo in una condizione tragica e speravo di uscirne e poter darvita ad un rapporto serio con Vanessa, della quale mi stavoinnamorando.
Vanessa ci posò sul sedile passeggeri esi allontanò dal mare mosso dalla brezza settembrina, e presa l'autostradaci disse :<< Non so se vi piacerà vivere in città e conmia sorella , ma vi assicuro che in poco tempo vi farò tornarenomali grazie alle attrezzature dell'università..ok?>> noiannuimmo , ma io ebbi come una premonizione , o piùsemplicemente una reminiscenza Archilochea(poeta greco); che miricordò che la vita non è altro che un antalena, dà e toglie;e quindi se nelle ultime settimane ci aveva donato il paradiso,ci stava ,sicuramente , per donare l'opposto. Turbato guardai ilviso serio di Vanessa intenta a guidare e feci un respiroprofondo. Il sole iniziava a tramontare; Vanessa aveva acceso laradio e le vibrazioni della macchina erano diventateinsopportabili. Io, pallido, mi avvicinai a Giusy: <<Tisenti male?>> mi chiese lei vedendomi in viso: <<Tuttequeste vibrazioni. mi viene da vomitare, ma non penso vomiterò.nonmangio niente da sta mattina! Tu non sei infastidita dallo starein macchina?>> << No, mi da solo fastidio quandofacciamo le curve che mi devo reggere altrimenti volo sotto ipedali della macchina!>> << eh.io non sopporto nienteoggi!>> <<come mai sei così teso? Era da tanto chenon ti vedevo così!>> << sono un po' spaventato dalviaggio, dal cambiamento di casa.da varie cose; ma per caso tu misai dire qualcosa sulla casa di Vanessa , sulla sorella?>>Giusy mi rispose calma :<<sono tre anni che lavoro perVanessa, dunque; a Firenze ha un piccolo appartamento al centro;vicino a Ponte Vecchio.>> Io sorpreso :<< Pensa!Costano una fortuna i "buchi al centro!" >><< si , ma è un'eredità del nonno, era una persona moltoimportante, un architetto che ha contribuito alla ricostruzione ealla restaurazione di molti edifici. comunque; è una casa carina,ci staremo bene, la sorella di Vanessa, in camera, ha anche unacasa delle bambole , probabilmente ci metteranno li !>>rise timidamente e poi continuò:<< la sorella di Vanessaha 19 anni, ha iniziato da poco l'università ma non le va difare niente ..diciamo che è una grande perdigiorno!>> iosorrisi riconoscendomi molto simile alla sorella di Vanessa echiesi :<< come si chiama?>> << Alessandra; èuna bellissima ragazza come la sorella. diciamo , solo un po', piùumana.è simpatica tranquillo , sicuramente molto più di Vanessa!>>io annuii e pensai a che colossale avventura avremmo dovutoaffrontare io e Giusy in un futuro così prossimo.
Il viaggio sembrava interminabile;Vanessa interruppe me e Giusy , intenti a parlare, chiedendoci :<<ehi? Come state ? mi fermo ad una stazione di servizio per farvibere un goccio d'acqua ?>> io annuii e sorrisi alla belladea , contento per il suo interessamento; ma lei sembravapensierosa e sorridendomi ci disse :<< allora tenete duroun altro pochino piccolini!>> Giusy, guardata in visoVanessa, mi fece notare quanto fosse assorta e visibilmentepreoccupata :<< mi sembra un po' preoccupata.>>sussurrò , io le risposi sbadigliando e stirandomi rilassato :<<in fondo sulle sue spalle grava un compito difficile :quello di farci tornare normali! è naturale che sia un po'preoccupata.>> Giusy annuì con poca convinzione e continuò:<<io ho paura che lei non sia in grado di farci tornare normali.eche infondo lo sappia..>> io innervosito esclamai :<< se è riuscita a rimpicciolirci , farci tornare normalidovrebbe essere un giochetto!>> poi continuai mentreVanessa rallentava :<< è molto più difficilerimpicciolire due persone che invertire il processo! Abbi fiduciain lei.>> Vanessa mi interruppe dicendo : << eccoci ,siamo arrivati ; chi deve andare al bagno e chi deve bere?>> noi alzammo le mani dicendo :<< io ho sete.>>o << io devo andare al bagno!>> Vanessa non ci sentìe così ci prese a tutti e due tra le dita della mano ,schiacciandoci l'uno contro l'altra , e disse scendendo dallamacchina :<< Adesso andiamo al bagno, poi compriamo unabottiglietta d'acqua naturale!>> Entrammo nel bagno dovealcune ragazze si stavano truccando conversando tra loro; Vanessatenendoci nascosti nella sua mano, entrò in una toilette e ciposò sopra il rotolo di carta igenca ; slacciò la gonna , sisfilò il tanga e si sedette sul water. << vieni Ricky!>>mi disse prendendomi per un braccio e portandomi tra le sue gambe, io osservai la gigantesca figa e il water sotto di me cheassomigliava ad un orribile precipizio:<< fai quello chedevi fare .>> mi disse; e lo stesso fece con Giusy , poi sirivestì e comprata la bottiglietta d'acqua risalimmo in macchina.<< bevo prima io .scusate.>> ci disse e si gustò lafresca acqua che le scendeva per la gola solleticandola, poi versòqualche goccia nel tappo e ce lo posò vicino.
Noi bevemmo con foga mentre Vanessariaccendeva il motore; ma la bella dea non partì e dissesfilandosi i sandali dal tacco alto :<< non riesco aguidare bene con questi sandali!>> ce li tenne sospesisopra , odorosissimi e poi continuò mettendoli sotto il nostrosedile :<< se mi fermano mi fanno la multa : non si puòguidare scalzi, però meglio una multa che questo fastidio! Giusy, ti disturbano i miei sandali li sotto?>> Giusy stava giàper tapparsi il naso , ma scosse il capo sorridente, alloraVanessa partì. I sandali di Vanessa emanavano un leggero profumoche mi inebriò per tutto il resto del viaggio; un profumo cheuna persona normale non percepirebbe neppure e che invece facevasembrare , quei sandali così puliti, sandali usatissimi. Mancavapoco all'uscita per Firenze , quando alla già prolungatasofferenza causata dal normale andamento della macchina siaggiunse una brusca frenata di Vanessa : << ma che faiimbecille!>> urlò rabbiosa la ragazza mentre una bmw leaveva tagliato la strada rischiando di provocare un tremendoincidente tipico dei rientri di massa di fine agosto. Giusyscivolò sotto il sedile cadendo pesantemente sulla suola dilegno dei sandali di Vanessa , io invece , nel tentativo si noncadere insieme a Giusy cercai di aggrapparmi al cambio , ma andaia cozzare con violenza contro la radio , cambiando stazione, epoi caddi prima sul piede di Vanessa e poi rotolai sul tappetinosotto i pedali , inerme e dolorante. Osservavo sopra di me ,posati sui pedali i giganteschi piedi di Vanessa e rabbrividii apensare che fine avrei fatto se solo fossi rimasto qualchesecondo in più sull'acceleratore prima di cadere sul tappetino;Vanessa spinse l'acceleratore e disse preoccupata :<< Dovesiete finiti? Tutto bene? Scusate non mi posso fermare , sto inmezzo alla strada.ma guarda che ha combinato quel cretino! Luisarebbe dovuto essere piccolo come un insetto, così scendevodalla macchina e lo schiacciavo come una cicca!>> iodolorante cercai di allontanarmi da sotto i pedali e mi misiappoggiato al sedile godendomi lo spettacolo delle lunghissimegambe di Vanessa e dei bei piedoni nudi che calpestavanosensualmente il pedali. Quando Vanessa riuscì ad accostare sichinò per vedere sotto il sedile passeggeri e vide Giusy sedutain un suo sandalo , la prese per rimetterla sul sedile e disse :<<oddio, sei finita proprio nel posto che odi di più!>> erise , poi continuò a cercare e chiese :<< Ma Ricky dov'è?>>Giusy si sporse per cercarmi; Vanessa continuò :<< Rickytutto bene? Sei tutto intero? Fatti vedere?>> e guardòanche sotto il suo sedile , ma per farlo piegò le gambe mettendoi piedi sotto il suo sedile ; io osservai le gigantesche pianterosee avvicinarsi e poi premendomi sul metallo del sedile,immobilizzandomi :<< Ricky? Ma dove sei finito?>> iocercai di muovermi sotto il suo piede per farmi sentire, leiallora disse sentendomi piccolissimo sotto il suo morbido piede :<<ah!Ti stai godendo i miei bellissimi piedi?! Sei caduto proprio neltuo posto preferito! Ti lascio lì ok?>> Io sorrisi mentreVanessa riaccese la macchina e mi accarezzò sotto il suo alluce, ma, urtandomi poi con l'altro piede, mi fece rotolare come unfuscello tanto che non riuscivo a fermarmi. La sentii dire :<<dai , non perdiamo altro tempo , sennò facciamo troppo tardi!>>e aprì lo sportello chiuso male dalla stazione di servizio perchiuderlo meglio; io mi sentii volare e caddi violentemente sulduro asfalto della strada; sentii lo sportello chiudersi con untremendo tuono sopra la mia testa e sentii il rumore del motoreassordante; sollevai il capo con tutto il corpo indolenzito peril volo e vidi la ruota posteriore della macchina muoversi versodi me come una gigantesca schiaccia sassi ; urlai terrorizzato emi gettai di lato per evitare di rimanere travolto. La ruota passògigantesca a pochi centimetri da me e poi osservai la macchinareimmettersi in autostrada e scomparire velocemente all'orizzonte.
Restai immobile senza muovere un muscolo,senza neanche pensare ; rimanendo con lo sguardo fi sso verso l'orizzonteilluminato dalla luce calda del tramonto; mi sentivo perso, dicolpo precipitato nell'inferno più profondo e senza nessunasperanza di salvezza; Vanessa mi credeva sotto il suo sedile , eGiusy non mi aveva visto cadere. La speranza che le due potesserotornare indietro al più presto andò dileguandosi in breve epensai che se anche fossero tornate qualche ora dopo , o ilgiorno seguente, senza calcolare la complicatezza di ritrovare lostesso posto , per me sarebbe potuto essere troppo tardi. Davantia me passavano veloci le gigantesche automobili con un rumoreassordante e provocando un vento fortissimo. Indietreggiai versol'erba che raggiungeva l'asfalto e mi sedetti a contemplarmi li,da solo , nel terrore. Tremavo come una foglia , e lentamente ,tutto contuso dopo le ultime numerose cadute , mi iniziai adarrampicare su l'erba alta per guardarmi intorno. Vidi che sottol'autostrada si stendevano vasti campi coltivati , disseminatiqua e la da piccole e modeste casette. Se guardavo con maggioreattenzione vedevo stagliarsi nella foschia e nella calda luce deltramonto , ad una distanza per me incalcolabile , la sagoma delcampanile di una chiesa , sotto il quale si raggruppavano inumerosi tetti di uno di quei paesini che si vedonodistrattamente mentre si viaggia. Tenendomi stretto all'erbamossa lentamente dal vento fresco sospirai pensieroso, senzaavere la più pallida idea di cosa avrei potuto fare per tirarmifuori dai guai. Di colpo un assordante rombo richiamò la miaattenzione verso la strada e vidi una bellissima Harley accostaree fermarsi proprio davanti a me. Il rumore assordante micostrinse a tapparmi le orecchie e a indietreggiare mentre unostivale di pelle nero con il tacco alto si posava gigantesco sull'asfalto, facendo scricchiolare il brecciolino sotto la suola. Alzai losguardo e vidi una bellissima motociclista , che si levò ilcasco liberando i suoi capelli castani al vento. La osservaiattentamente : indossava un giubbotto di pelle chiodato , da veramotociclista californiana, dei jeans strappati e larghi che lelasciavano spuntare parte del tanga e gli stivali neri che mi sierano posati davanti. La ragazza aveva un viso molto bello eraffinato, che sicuramente non si addiceva al modo in cui leiandava in giro. Aveva la carnagione scura, gli occhi castani , lelabbra carnose ..e diciamo che vedendola non ebbi un naturaleistinto di salire in moto con lei. Mi avvicinai al suo stivale eosservai la ragazza maes tosa innalzarsi sopra di me mentrebeveva un sorso d'acqua. Urlai con la mia solita e frustratasperanza :<< Ehi! Aiutami! Mi senti???!!>> la ragazzanon mosse ciglio; riattappò la bottiglia , la mise nella borsa efece per ripartire , io ero confuso e spaventato , allora mi guidòl'istinto: saltai sul piede della ragazza e fui sollevato finovicino il motore della moto dove la ragazza poggiò il piede perpoi partire ad una velocità impressionante. L'incredibile forzad'accelerazione mi comprimeva con violenza sullo stivale delladonna e respiravo quell'odore di pelle mentre un vento terribilemi congelava e stordiva come se un uragano si abbattesse contutta la sua violenza solo su di me. << Cazzo! Adessofaccio una brutta fine!!>> pensavo io sicuro che non sareiresistito più di un minuto in quella condizione : mi vedevo giàprecipitare sull'asfalto a quella velocità impressionante e nonosavo immaginare che orrenda morte mi aspettava. La ragazzaportava benissimo la moto e a più di 180 si infilava tra unamacchina e l'altra superandole come una scheggia ; niente lafaceva anche solo minimamente rallentare.
Io non riuscivo a muovermi , capii soloche se avesse frenato io sarei caduto a terra poiché solo l'accelerazionemi schiacciava così saldamente sul suo stivale. Cercai così intutti i modi di arrampicarmi fin sotto il jeans, sperando che li, almeno in parte avrei ridotto gli effetti di quel ventotremendo. A fatica salii lentamente facendo un'immensa faticaanche nel solo muovere un dito. Arrivai esausto appena sotto iljeans e qui il vento, convogliato in un unico condotto mi sollevòe mi spinse veloce su per il pantalone della donna che non siaccorgeva di niente e non immaginava minimamente che un ragazzostesse rischiando la vita sulla sua stessa moto. Mi aggrappaialle cuciture interne del jeans e mi tenni stretto con gli occhichiusi a causa del vento che ancora più violento mi investiva,ma con la maggiore sicurezza di non cader e nel vuoto. Il viaggiosembrava non finire mai, ma quando la ragazza scese dalla moto io, tremante per il freddo, non riuscii a tenermi ben aggrappato ,finii infilato nel suo stivale fino alle spalle. Di nuovoimmobilizzato sperai solamente che la ragazza non avesseintenzione di camminare troppo a lungo. La ragazza si avviòfrettolosa per una stradina , la sentii aprire un portone e poisalii le scale canticchiando una canzone di Jennifer Lopez; io ,inesorabilmente , ad ogni gradino finivo inghiottito sempre di piùnello stivale della ragazza , scivolando tra la soffice pelledella sua gamba e la pelle odorosa dello stivale. Arrivatidavanti al suo portone di casa io ero schiacciato vicino al suoarco plantare , avvolto sa un odore forte , e seriamente inpericolo di essere schiacciato. La ragazza gettò casco egiubbotto di pelle sul divano e poi arrivò in camera dove sibuttò sul letto sospirando stanca: << casa dolce casa!>>sussurrò , poi levò la maglietta rimanendo a seno nudo e sistirò rilassata. Po i sentii la zip dello stivale sinistroscendere ; la ragazza se lo sfilò gettandolo a terra e roteò unpo' il piede nudo nell'aria , poi fece lo stesso con lo stivaledove stavo io; appena abbassata la zip lo sfilò aiutandosi con l'altropiede, io mi tenni stretto sotto la pianta odorosa , e la ragazzami sollevò insieme al piede , ma roteandolo nell'aria mi feceperdere la presa e mi vide cadere a terra.
Atterrai sulla morbida moquette delpavimento , ma ero distrutto, non riuscivo più nemmeno amuovermi dopo le continue contusioni. La ragazza guardò cosafosse quel piccolo animaletto cadutole dal piede ,la guardaiosservarmi attentamente e cercai di tendere la mano verso di lei, ma prima che potessi farlo lei mi schiacciò sotto il suo piedescalzo; sentii la pianta morbida comprimermi le gambe e ipolpastrelli delle dita, morbidi e caldi, ricomprirmi il torace eil viso; pensai che la mia fine fosse arrivata, ma proprio quandoun minimo di pressione in più mi avrebbe rotto tutte le ossa delcorpo, la ragaz za sollevò il piede da me e disse :<< mache diavolo sei? >> io cercai di alzarmi la ragazza miguardò più attentamente e vide che ero un uomo : <<ma checazzo sei ? un folletto?>> io sollevai le braccia verso dilei scuotendo il capo e lei stropicciandosi gli occhi , dissesdraiandosi sul letto lasciando i suoi bei piedi penzolare soprala mia testa :<< devo smetterla farmi le canne quando vadoal mare con i miei amici, torno che sto troppo fatta!>>rise un po' e continuò ironica : << c'ho un follettovicino al letto..mffff.!!>> e rise di nuovo per poiaddormentarsi pochi istanti dopo. Io mi ritrovai sul pavimentodella camera da letto della ragazza sconosciuta ; non sapevo doveabitasse , non sapevo chi fosse ; nel mio cuore rimaneva però lasperanza che almeno la mattina seguente mi avrebbe riconosciuto eaiutato. La notte passava lentamente , accompagnata dal respiroregolare della ragazza. Io dopo essermi aggirato per il pavimentodella camera fino al salotto immerso nell'oscurità mi andai acoricare vicino agli stivali della bella ragazza, ma non riusciia prendere sonno; non smettevo di pensare e l'angoscia mi tennesveglio per tutta la notte. Così verso le 8 di mattina me nestavo seduto con le spalle appoggiate al letto , con gli occhisbarrati osservando gli enormi piedoni della ragazza penzolare inalto.
D'un tratto le dita lunghe sidivaricarono e la ragazza si stirò per poi mettersi a sedere sulletto stropicciandosi gli occhi, posò i piedi proprio davanti ame, io mi alzai e corsi allo scoperto per farmi vedere iniziandoa saltare e a chiamarla; lei con il viso assonnato e spettinatasi guardò intorno sbadigliando e poi disse tra sé e sé :<< Mammamia.che sonno!>> si alzò e fece per muovereun passo, io indietreggiai osservando il piede della ragazzavenirsi a posare su di me ; era enorme e la sua ombra mi aveva giàricoperto , ma lo evitai e il bel piede si posò con un vibranteboato davanti a me, io allora ci saltai sopra , aggrappandomisaldamente all'alluce; la ragazza mi sentì appena da abbassarelo sguardo e mi vide, restò ferma a guardarmi stropicciandosinuovamente gli occhi e poi disse guardandomi li , piccolo piccolotutto abbracciato al suo alluce :<< ma non senti quanto mipuzzano i piedi? Ho indossato per tutta ieri degli stivali dipelle . e poi che diavolo vuoi?>> io restai stretto almorbido dito della ragazza che allora continuò :<< scendidal mio piede e vattene via altrimenti ti schiaccio come unoscarafaggio , non mi interessa che sei un folletto!>> cosìdicendo scrollò il piede e poi disse :<< ma che mi hannofatto fumare quei cretini?!>> io ruzzolai sulla moquette evidi la r agazza uscire dalla stanza.
Mi alzai e presi a inseguirla. La trovaiseduta a bere un caffè in cucina (dall'altra parte del salotto)e mi avvicinai alla sedia ; lei stava con i piedi sul tavolo, cosìnon avevo modo di farmi sentire , ma restai incantato dal suoseno nudo. La ragazza si svegliò grazie all'aiuto dell'amicacaffeina, e lucida si alzò per riporre la tazzina nellalavastoviglie ; mi scavalcò senza calpestarmi per puro miracolo, e poi si accese una sigaretta appoggiandosi alla lavastoviglie:io la osservai immensa innalzarsi sopra di me , magra e scolpitacon le due tette rotonde e sode. Il mio membro , come al solito,si lasciò trasportare dalla fantasia , e l'angoscia che provavofino a poco prima sembrò scomparire. Mi avvicinai ai suoi piedimi ci arrampicai nuovamente, la ragazza abbassò lo sguardo, mivide e scrollò il piede spaventata per poi guardarmi , sdraiatosul pavimento. Io feci per rialzarmi ma lei mi immobilizzò sottole sue dita per poi dire :<<mio dio. ma tu sei vero?>>io annuii , allora lei , s empre tenendomi sotto il suo piede perprudenza si chinò scaricando su di me un peso insostenibile ; miosservò paonazzo schiacciato sotto le sue dita e allora lesollevò da me per poi mettersi carponi e osservarmi con piùattenzione: << ti prego . aiutami..!>> le dissi ioavvolto dal suo sguardo penetrante, lei storse il naso e disse :<< non ti sento. sei troppo piccolo. ma chi sei? Come seifinito in casa mia e perché sei piccolo come un insetto?>>io allora le feci cenno che per poterle parlare mi avrebbe dovutoavvicinare al suo orecchio lei allora esclamò : <<manemmeno per idea ti avvicino al mio viso a te e a quel tuocazzetto duro.>> io abbassai lo sguardo imbarazzato , senzasapere come comportarmi; fu però la ragazza ad avvicinarmi ilviso e annusandomi disse :<< quanto puzzi di piedi. ma dadove vieni?>> io indietreggiai e mi inginocchiai perimplorarla di aiutarmi.
La ragazza si sedette sul pavimentoposando i suoi piedi uno alla mia destra e uno alla mia sinistrae allora mi disse :<< mi sembri un po' disperato.come tiposso aiutare fratellino?>> io le feci di nuovo cenno dimettermi nell'orecchio , allora lei mi prese per le gambe e misollevò fino all'orecchio nel quale io iniziai a parlarechiaramente : <<io sono Riccardo. ho 25 anni e sono tresettimane che sono ridotto a queste dimensioni dopo unesperimento fallito di una mia amica. Stavamo tornando a Firenzeper cercare di trovare una soluzione al nostro problema , madurante il viaggio sono caduto fuori dalla macchina; credevo diessere perduto , e invece mi sono riuscito a far dare unpassaggio da te! Ti prego . portami a casa della mia amica, sichiama Vanessa de Milo e abita vicino a Ponte Vecchio a Firenze.qui dove siamo?>> la ragazza mi mise nel palmo della mano ,e tenendomi davanti a lei mi rispose :<< Sei parecchiosfigato eh ?>> io sorrisi e poi lei continuò:<<piacere , io mi chiamo Livia, ho la tua stessa età , e ieri ,quando tu mi ti sei appiccicato addosso come un pidocchio, stavotornando da una settimana al mare con i miei amici.>> tossìe poi continuò:<<non credo nemmeno che tu sia vero lo sai?Non ne sono ancora convinta fino in fondo.comunque qui siamo aFirenze e Ponte Vecchio è qualche chil ometro da qui.>> iofeci un respiro di sollievo e feci cenno, impaziente a Livia diportarmi da Vanessa; la ragazza mi posò sul pavimento e poi sialzò , spense la sigaretta e mi disse guardandomi dall'alto :<<ehi, frena .capisco che sei spaventato , ma io non posso stare altuo servizio, sta mattina aspetto ospiti, non posso andarmene dacasa, quindi tu stattene buono e aspetta fino a sta sera.forseverso le sette riesco ad accompagnarti e faccio anche benzina !>>io annuii con profondo rancore , preoccupato poiché non sapevochi fossero gli ospiti.
Mi incamminai verso il tavolo, affamato eassetato e mi sedetti sotto una sedia , pensieroso, Livia , allaquale stavo osservando i piedi camminare avanti e indietro per lacucina , mi disse:<< non ti consiglio di metterti sotto iltavolo, se dopo io e le mie amiche ci sediamo li tu finisci male!>>si chinò , mi prese in mano e mi continuò: << piuttostocerca di essere educato e non fare il porco quale sei con le mieamiche.ti avverto sono tutte belle ragazze, io te le presento perevitare che senza sapere che ci sei anche tu ti facciano fare unabrutta fine; ma se mi fai fare figuracce , giuro che non ti portodalla tua amichetta ma ti faccio passare il resto dei tuoi giornicome ciondolino per la mia cavilgiera!>> rise e poi continuò:<< sai che fico?>> io non dissi niente e rimasiimpassibile alle battute della ragazza che mi posò sullacredenza e intinse un dito nell'acqua del lavandino per poi farlosgocciolare sopra di me dicendo:<< tieni , bevi un po' ,che non voglio che mi muori prima di sta sera!>> Meno di un'oradopo arrivarono tre ragazze , tutte molto carine , una mora , unadi colore e una biondina bianchissima , tutte vestite in manierasicuramente molto volgare ma eccitante per me che ero un ominoalto 4 centimetri . Livia le salutò e le fece accomodare suidivani , tutti disposti intorno ad un tavolino con moltistuzzichini dove io ero intento ad ingozzarmi affamato.
Continua...
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